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Impegnato, intelligente, intrepido, italiano: il sig. Cinema indipendente (7° parte) – GLI INDOCILI di Ana Shametaj

Tratto da GLI INDOCILI di Ana Shametaj e INTERVISTA

Un documentario di nicchia. E una bella intervista variegata
Intervista alla neo regista triestina di un documentario su un modo di fare teatro

GLI INDOCILI – Per un’ora si vive con i giovani protagonisti di questo documentario che, in un circondario immerso nella natura nel riminese, sperimentano un teatro particolare per 3 mesi (..) Segue l’intervista alla regista che ci racconta anche delle 300 ore di ripresa.

 

INTERVISTA a ANA SHAMETAJ
Intervistata da Alessandra Basile
Sabato 18 gennaio 2020

Ana è nata a Durazzo, la famiglia d’origine sta a Trieste, dove lei ha vissuto fino alla fine del liceo, poi a 19 anni si è trasferita a Milano, selezionata dalla Paolo Grassi (..)

Con Ana commentiamo la difficoltà di ‘farcela’ in Italia per un regista (..)

TRADERS’: Mi racconti le tue esperienze francese e (..) con Los Angeles in particolare? (..)

Shametaj: In Francia, ho avuto diverse esperienze di residenza, per esempio a Nizza per la produzione di uno spettacolo teatrale presso il Teatro Le Hublot (www.lehublot.net/) (..) A Los Angeles faccio parte di ‘The Azzurra’ www.theazzurra.org/mission/) (..). Da un paio d’anni faccio parte del Board e ci si è rivolti anche progetti di innovazione sociale. (…) E’ stata creata una partnership tra ‘The Azzurra’ e un’associazione di LA che si chiama ‘Heartforward’ per portare in America la filosofia Basagliana, anche attraverso l’Arte, come mezzo utile di sensibilizzazione verso i 250.000 ‘Homeless’ oltreoceano.

(..)

TRADERS’: Parliamo del tuo ultimo film, ‘Gli indocili’, che hai portato al Franco Parenti.

Shametaj: E’ un documentario di osservazione. Quanto ho ripreso è accaduto sul serio. Cito il regista Cesare Ronconi della compagnia del Teatro Valdoca e la poetessa i cui testi sono stati usati nel film, Mariangela Gualtieri. Il loro metodo di lavoro si basa sul grande amore per la ricerca e i tempi lunghi. Il regista ha impiegato 2 anni a selezionare i giovani attori protagonisti del film. L’obiettivo era, per lui e per me che ho poi diretto le riprese, di spendere 3 mesi nel teatro Arboreto, immerso nella natura di un bosco, per costruire lo spettacolo ‘Giuramenti’. (..) Quasi un’impresa epica. Il titolo del film è inteso come atteggiamento verso la vita. L’eroe va nel bosco e nel perdersi ritrova se stesso.

(..)

TRADERS’: Mi parli anche di teatro? O raccontami dei tuoi progetti presenti e futuri.

Shametaj: Come teatro, l’ultimo mio spettacolo, prodotto con la mia compagnia che si chiama Kokoschka Revival (https://www.kokoschkarevival.com/en), ha il titolo di ‘You Fight’. Si tratta di uno spettacolo di tipo multimediale, di narrazione senza l’uso della parola, (..) ; ha un messaggio socio-culturale finale: in quest’epoca fatichiamo a guardarci negli occhi. (..) stiamo lavorando ad una tecnologia abbastanza avveniristica (..)

TRADERS’: Parlami un po’ di Kokoschka Revival. A cominciare dal nome.

Shametaj: Kokoschka (..) suonava bene (..) è nata nel 2013 da un gruppo di ragazzi (inclusa me) appena usciti dalla Paolo Grassi e da altre persone esterne alla scuola. Con essa abbiamo realizzato anche diversi eventi però ora facciamo solo produzione.

Saluto Ana, augurandole di procedere nella sua carriera e vita con il passo che ha tenuto finora e con l’internazionalizzazione che sembra già caratterizzarla, fin dalle origini.
Come sempre invito caldamente tutti a sostenere il cinema meno aiutato rispetto a quello dipendente, e colgo l’occasione per estendere il concetto al teatro fatto da chi non ha mezzi ma volontà e professionalità, ai progetti artistici o in altro modo creativi che faticano per ragioni anch’essi economiche e a tutti coloro che sono artefici dei film, degli spettacoli, dei progetti appena elencati. Concludo con una frase di Alfred Hitchcock: “That’s all for this evening. I think we shall be back another time with another story. Until then, good night”.

L’intervista a Ana Shametaj, che ringraziamo, è stata curata per TRADERS’ Magazine da Alessandra Basile

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Impegnato, intelligente, intrepido, italiano: il sig. Cinema indipendente (5 parte) – Non SI PUO’ morire BALLANDO di Andrea Castoldi

Non SI PUO’ morire BALLANDO di Andrea Castoldi

Un film tutto italiano. Un regista giovane e italianissimo, con una grinta e una passione da plauso. Recensione del film drammatico “Non si può morire ballando” scritto e diretto da Andrea Castoldi.

INTERVISTA a più voci: A. Castoldi, M.Negri, S. Palombi.
Si aggiungono: L. Pisano, M.Panfilo

Partiamo con la RECENSIONE del film, durata 85’, che verrà proiettato il 3 e 7 ottobre al Cinema Anteo di Milano, dove ha avuto luogo anche l’anteprima per la stampa.

Non SI PUO’ morire BALLANDO
Due fratelli, due professioni (artista e commercialista), due vite condotte diversamente (single forse incallito e padre di famiglia abbastanza felicemente sposato, almeno fino a un certo momento), due modi di vivere una malattia rara che colpisce Gianluca direttamente ma anche Massimiliano indirettamente. (..) Ma dà modo ai due fratelli di unirsi sempre di più, di aiutarsi a vicenda, di parlarsi veramente, di stare assieme e di rivivere le emozioni del passato: (..) la musica country nacque quasi come una risposta bianca al blues nero degli Stati Uniti del sud alla fine dell’800 ed era il frutto di una miscela di musiche popolari che i coloni giunti da ogni parte del mondo portavano con sé. (..) In questo film si potrebbe associare questo genere musicale al passato, dunque ai ricordi, alle emozioni vissute, anche nelle proprie battaglie, come potevano essere quelle appunto degli immigrati di allora in America. (..) L’intero film viaggia su un piano simbolico: lottare per chi amiamo (..) restare uniti con il sorriso anche a fronte di una fine inevitabile e drammatica,… Questi temi danno al film una connotazione romantico-fiabesca, con una visione positiva della vita, forse più forte del dramma narrato.

Link al trailer: https://www.youtube.com/watch?v=gHsacU9oz-4

INTERVISTA a ANDREA CASTOLDI nella conferenza stampa di martedì 24/09/2019 con MAURO NEGRI e SALVATORE PALOMBI e privata il 27/09/2019. Un’intervista a più voci.

Intervista a cura di Alessandra Basile per TRADERS’ Magazine Italia.

Basile: Andrea, ‘come nasci’? (professionalmente, ci intendiamo).
Castoldi: Il mio percorso artistico è iniziato come attore, di pubblicità ma soprattutto di fiction e film, il che ..mi ha permesso di ..sapere come interagire con il panorama attoriale nelle vesti di sceneggiatore e regista, ossia di ciò che ambivo a fare. Le mie scuole son state quelle, per la regia, di Marco Bellocchio e, per la sceneggiatura, di Vincenzo Cerami (‘La vita è bella’), del quale ho seguito diversi laboratori. Come regista, mi definisco ‘di penna’ più che tecnico, cioè sto alla macchina ma mi piace soprattutto che il direttore della fotografia (Filippo Arlotta, da 4 anni) sappia tradurre la storia che ho in mente.

Basile: Ecco perché hai dedicato tanto tempo alla preparazione di personaggi e scene.
Castoldi: Lo faccio ogni volta per creare un gruppo di lavoro e per arrivare a girare senza aver lasciato nulla al caso. (..) Però non uso lo ‘Story board’. È quasi un paradosso: (..)

(..)

Basile: Come nasce questo film e quali sono le tematiche care al suo regista, Andrea?Castoldi: Il film nasce da un’esperienza personale (..). Il rapporto con la malattia all’inizio è caratterizzato da un certo pudore – si cerca la parola giusta, a volte non la si trova – ma, con il passare dei giorni, ci si allinea al problema e, come per magia, si scopre un’affinità, con la persona malata, anche maggiore (..). Questo ho tentato di raccontare nel mio film.

Basile: Parliamo di realizzazione e produzione del film.
Castoldi: Il budget è contenuto (..) Con gli attori di contorno abbiamo fatto 6-7 mesi di lavoro assieme. Io produco i miei film, ma abbiamo avuto aiuti veri, p.e. dalla Lombardia Film Commission. E dall’ospedale nel quale abbiamo girato. (..)

Basile: Andiamo alla distribuzione. Il 2/10 (anteprima) e il 3/10 (prima) esce a Milano.
Castoldi: La distribuzione viaggia in parallelo fra quella che faccio io e quella seguita da DISTRIBUZIONE INDIPENDENTE di Giovanni Costantino che si occupa anche di estero, televisione e home video. (..) Le uscite sono, a differenza del tour annuale per lo scorso film, compattate in un paio di mesi, con l’apertura a Milano e un proseguimento di date, alcune certe e altre opzionate, in moltissimi cinema (..) L’uscita è nazionale. Una bella sfida! (..)

Basile: Andrea, prossimi progetti? So che hai un film in lavorazione ed è molto milanese.
Castoldi: Il principe di Melchiorre Gioia, anch’esso sociale ma diverso da questo, basato su una storia vera e che racconta la storica via milanese, famosa soprattutto a fine anni 90.

Prossimamente la seconda parte dell’intervista.

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I MIEI PRIMI 40 ANNI di Carlo Vanzina

Carol Alt è Marina Ripa di Meana prima Lante della Rovere prima ancora Marina tout courtSiamo nel 1987 e il film che ebbe poi un diffuso successo si ispirò all omonima autobiografia della stessa Ripa di Meana (Sperling & Kupfer, 1984).  Marina fu la donna più affascinante e spregiudicata del secolo scorso, quando essere o interpretare, sbeffeggiando un intero ceto, una duchessa scandalosa non era certo facile né tanto ammissibile. E quando passare da una origine comunque (alto) borghese all aristocrazia romana più d’élite e poi a condividere una dimensione da artista arrangiato e bohémien con il pittore Franco Angeli, poi divenuto ricco e famoso per i rotocalchi su di lei più che per merito dei suoi dipinti, e infine di nuovo al vertice della piramide sociale era possibile solo per qualcuno di capacità rara, dotato di acume, stile, straordinaria bellezza unita a un’alta consapevolezza di sè, di ambizione e amore per il lusso, ma soprattutto di follia. La stessa Marina si definiva un pò pazza. E, nei suoi primi 40, disse di aver vissuto, più che le esperienze di una persona, le vite di un’intera generazione. E come darle torto? Segnò tre decenni piuttosto diversi del 900 restando sempre in vetta. Si era letteralmente esposta senza veli proprio contro il tumore che poi per ben due volte la raggiunse e colpì e, dopo molti anni, riuscì a ucciderla. Così lo scorso dicembre, ancora in una età che oggi si considererebbe giovane, moriva un vero emblema del bel vivere e della dolce vita romana. Riposa in pace cara Marina: con i tuoi scandali hai costituito in verità anche un esempio di donna amante della vita e sicura di sè in grado di rischiare e vincere, di lasciare la propria confort zone per una passione, di sapersi rialzare dopo un dolore e sempre con tenacia e energia. Solo la morte poteva batterti. E l’ha fatto. Un’ammiratrice.

Youtube (una scena): I MIEI PRIMI 40 ANNI di Carlo Vanzina

Carol Alt is Marina Ripa di Meana first Lante della Rovere and even before Marina tout courtIt’s 1987 and this very successful movie took inspiration from her autobiography of the same name (Sperling & Kupfer, 1984). Marina was last century most fascinating and reckless woman: during that period to be or to act as a scandalous duchess, deriding a whole class, was neither easy nor acceptable and to go from a middle-class/ bourgeois family to the Roman élite aristocracy then to an arranged existence with painter Franco Angeli, who then began rich and famous thanks to the magazines telling of Marina’s life rather than to his paintings, and finally again to the top of the social pyramid was possible for someone rare for capacities, acumen, style, extraordinary beauty together with a high self-awareness, for ambition and love of luxury, but above all for a bit of madness. Same Marina called herself crazy. In her first 40 years, she said she had lived, more than the many experiences of a person, the lives of an entire generation, well we cannot blame her. She characterized three quite different decades of 1900 and always was on top. Marina literally exposed herself unveiled in a campaign against cancer  and right cancer was her worst enemy: she defeated it twice but at last, many years after, it killed her. In December 2018, she died, though an age that today we could consider almost young. Therefore we lost a real symbol of the Roman ‘Dolce Vita’. Rest in peace dear Marina: you, with your scandals, were also an example of a woman who did love life and was self confident and able to risk and win, to leave her confort zone for the sake of a passion, to get up again after a pain and always with tenacity and energy. Death only could beat you and it sadly happened. A fan of yours. Sincerely. 

Youtube (acting reel e varie scene): I MIEI PRIMI 40 ANNI di Carlo Vanzina

 

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IL DIRITTO DI CONTARE (HIDDEN FIGURES) di/by Theodore Melfi

Di colore e donne: un limite apparentemente impossibile da valicare nella metà del secolo scorso e di anni non ne sono passati 100 ma meno di 60! – Il film, dal titolo in v.o. emblematico, “Hidden Figures”, inteso proprio come Figure o Personaggi nascosti, si basa sul libro “Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race” scritto da Margot Lee Shetterly e racconta di 3 donne afroamericane impegnate nella NASA, come matematica, scienziata e fisica, rispettivamente chiamate Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson. Tre donne che, grazie a indubbia intelligenza, capacità tecnica, professionalità e determinazione, nonché a una serietà esemplare sul lavoro e nella vita, hanno, non soltanto perseguito una carriera di grande successo, ma anche sconfitto, abbattuto, soffocato la piaga sociale della discriminazione razziale e femminile. La Johnson collaborò con la NASA, tracciando le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11, ma fece il salto, superando ogni barriera sessista e razzista esistente, dentro e fuori NASA, soprattutto per il prezioso contributo dato quando, per il lancio nello spazio dell’astronauta John Glenn, quest’ultimo fece chiedere a lei rassicurazioni sui calcoli e sulle traiettorie, calcolate dalla macchina, della navicella con cui fu spedito in orbita. Gli Stati Uniti erano in sfida con la Russia che aveva spedito nello spazio Jurij Gagarin. Katherine ricevette da Barak Obama la Medaglia della Presidenziale della libertà il 16 novembre del 2015, insieme a soltanto altri 16 americani. Passando a Dorothy, era supervisore non ufficiale di un gruppo di donne di colore alla NASA che lavoravano di fatto sotto le sue indicazioni e fra di esse vi era anche Mary, come calcolatrice, che sognava di diventare ingegnere. Dorothy, avendo saputo che sarebbe stato a breve installato il computer calcolatore IBM 7090 e temendo pertanto la disoccupazione delle donne del suo gruppo, adibite ai calcoli, sottrasse un libro riservato ai bianchi sulla programmazione della macchina che riuscì poi furtivamente ad attivare e addestrò le ‘sue’ donne ai processi di programmazione del IBM. arrivò così a ottenere rispetto e incarichi dal capo-donna bianco. Infine, Mary andò fin in tribunale, vincendo, per ottenere di assistere alle lezioni serali di un liceo per soli bianchi, requisito necessario per essere promossa a ingegnere; in seguito, contribuì alla creazione della capsula per il volo di John Glenn. I bravissimi interpreti del film che ci fa, come Green Book, riflettere sulla limitatezza umana anche di fronte a capacità umane e intellettuali impressionanti al punto da potere significare un cambiamento globale, sono T.P.Henson, O.Spencer e J.Monae oltre a K.Costner, K.Dunst, J.Parsons e M.Alì, diretti dal bravo e bianchissimo T.Melfi, brillantemente sceneggiatore del film oltre che regista. Voto: 9,5.

Trailer italiano: IL DIRITTO DI CONTARE di Theodore Melfi

 

Colored women: a limitation apparently impossible to be overcome during past mid century; less than 60 years passed by, not 100! – The movie, which title is emblematic, “Hidden Figures”, is based on the book by Margot Lee Shetterly ,”Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race”, and focuses on 3 Afro-American women engaged by and within NASA, particularly on a mathematician, a scientist and a physician called Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson. Three women who, thanks to an unquestionable intelligence, technical capacity, professionalism and determination, beside a work and life exemplary seriousness, did, not only have a successful career, but also defeat, suffocate, destroy the social plague of racism and discrimination against women. Mrs Johnson collaborated with NASA, by tracing the trajectories for the Mercury Project and the Apollo 11 mission, but made the big leap and overcame al the existing sexist and racist barriers, in and out NASA, thanks to her precious help for the launch into the space of astronaut John Glenn, who actually asked for her calculations and trajectories not fully trusting those made by the machine. There was a defy between USA and Russia especially after Mr Jurij Gagarin launch. Katherine received from Barak Obama’s hands the Presidential Medal of Freedom on November 16, 2015, together with other 16 Americans only. Switching to Dorothy, she was the  NASA unofficial supervisor of a group of colored women working under her directions; in this segregated “West Area Computing” also worked Mary who dreamt of becoming an engineer. When Dorothy learned that the IBM 7090 computer would be installed, she became afraid of a sudden unemployment of all ‘her’ women, therefore she stole a book reserved to white people on how to program that machine, she succeeded in turning it on furtively and trained her group to the IBM programming process. She thus obtained respect and new charges from her white she-boss. Finally, Mary went to court and won her cause, getting to attend the evening classes in a high school for white students, because this was one of the requirements for becoming an engineer; afterwards, she contributed to the creation of capsule for John Glenn’s flight. The amazing actors of a film that, like recent “Green Book”, makes us think over the human limits in front of such intellectual and human capacities that are so impressive to be significant for a global change, are: T.P.Henson, O.Spencer, J.Monae and K.Costner, K.Dunst, J.Parsons, M.Alì, directed by excellent and super-white T.Melfi, who also brilliantly co-wrote the movie. I rate this film: 9,5.

Trailer in v.o.: HIDDEN FIGURES di Theodore Melfi

 

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ENTOURAGE di Doug Ellin

Se tieni duro e la fortuna (circostanze+persone) è con te ce la farai, anche se ti tocca aspettare vent’anni; devi perseverare a dispetto di tutto e tutti – “Taglia le mie scene” “Johnny smettila!” “No! lo capisco, tagliale e basta. La fama non era nel mio destino. Ho ricevuto solo il dono di una delirante fiducia in me stesso, ma nessun vero talento” “Vuoi stare zitto?!” // Ma le scene non vengono nemmeno toccate e il film di Vincent viene ultimato e piace; il cast va ai Golden Globe Awards, dove inaspettatamente John – fratello di Vincent, che è da tutti considerato un bravo attore ed è alle prese qui con la sua prima regia – viene candidato come miglior attore non protagonista, grazie al suo piccolo ruolo nel film. Da 20 anni, John persegue la carriera di attore senza riuscirci veramente, senza successo e con parecchie porte chiuse in faccia, mentre il fratello minore sfonda. Il Golden Globe però lo premia, questa volta è sì un attore per tutti e pure premiato! Va al microfono e dopo qualche secondo di silenzio incredulo urla “VITTORIA!!!!”. E tutti esultano altrettanto increduli e gioiosi. Il film, quello vero, si chiude così. Nella vita, la fortuna, detta anche occasione giusta, associata a un team di persone o a qualcuno in particolare che lotta con e per te ed a una propria tenacia personale che non crolla, anche dopo 20 anni ti può dare quello che pensavi di non meritare ed è una bella risposta al mondo intero e una conferma per te. ENTOURAGE è un film travestito da simpatica commediola americana un pò stile teen, con linguaggio volutamente e ironicamente sessista e canoni tipici di un cinepanettone, ma in verità ha sostanza e dà dei messaggi, fa ridere ed è intelligente. Ci si può persino rispecchiare. O almeno può far riflettere, ridendo. Applaudo Kevin Dillon, fratello di Matt, alias John nel film. Voto: 6 ½.

Trailer (italiano): http://www.youtube.com/watch?v=pobGYd7GgMQ


If you hold on to your aim and the luck (circumstances+people) is with you, you’ll make it, though you might be waiting for twenty years; you must keep going despite everyone or everything
 – “Just cut me out bro” “Johnny stop!” “Look, I get it, just cut me. Good luck wasn’t right for me. I was given the gift of delusional confidence, with any real talent” “You shut up?!” // But the scenes are not even touched and Vince movie succeeds; the cast goes to the Golden Globe Awards night, where John is unexpectedly – his brother Vincent is considered a good actor by everyone and is now in the throes of his directorial debut – nominated as best supporting actor thanks to his small role in the movie. John has been pursuing a career as an actor for 20 years and up to now has never succeeded, many were the doors shut in his face, whilst his younger brother was breaking through. Nevertheless, now the Golden Globe recognizes him, this time he is actor for all and is given an award too! He reaches the stage and the microphone, then after a few seconds of disbelief he cries out of joy “VICTORY!!!!”. All equally exult incredulous and joyful. For the movie, the one I’m watching, that’s it. In life, Luck – you might call it yr right occasion – in association with both a team o people or someone in particular that/who fights with/for you and a personal tenacity that never collapses can offer you, even after 20 years, what you thought you didn’t deserve and it’s a positive answer to the world and to yourself. ENTOURAGE is a film disguised as a nice teen’s style American comedy, with a language that’s ironically sexist and typical features of an Italian Christmas family film. To tell the truth, this smart and amusing movie has also substance and messages to give. Someone could even relate to it. Or at least reflect, while laughing. A plause to fantastic Kevin Dillon, Matt’s brother, who by chance plays John in the film. I rate the movie: 6 ½.

Trailer (English): http://www.youtube.com/watch?v=SGSE_XPF4_g

 

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THE COMMUTER (L’uomo sul treno) di Jaume Collet-Serra

Uno straordinario Liam Neeson in un vero action movie: un giallo di quelli intelligenti che tengono viva l’attenzione e alto il livello di ansia, un film ben diretto e interpretato che vale la pena vedere. La domanda è ‘che tipo di persona sei tu?’. Se ti dicessero di fare una piccola cosa senza effetto per te, ma con enormi conseguenze su qualcun altro, e che mai impatterebbe su te, la tua famiglia, la tua vita, pagandoti 100.000 dollari in contanti, la faresti…quella ‘cosetta’? Il protagonista, Michael, è una gran brava persona dedita alla famiglia, al punto da lasciare l’amato lavoro e la promettente carriera in polizia e a fare un trasloco che lo costringerà a recarsi al lavoro, quello nuovo di venditore di pacchetti assicurativi, ogni giorno in treno, del quale diventa quindi assiduo frequentatore, ossia un pendolare. Un giorno Michael viene licenziato senza ragione, dopo 10 anni di resa eccellente e rispetto rigoroso della disciplina sul lavoro. Affranto si incontra a un bar con un vecchio collega di polizia che lo ha cercato e gli racconta affranto il suo dramma. C’è il treno da prendere per tornare a casa e parlare con la moglie, cosa che lo distrugge anche più del fatto stesso, così lascia il bar e corre alla stazione, dove viene derubato del suo telefonino. A Michael sembra la sua giornata peggiore sul solito treno di pendolari, che ormai conosce, e viaggiatori occasionali. Ma il peggio deve ancora arrivare e avrà la parvenza di una donna bionda che sedendosi di fronte a lui gli porrà delle domande particolari ma apparentemente innocue, domande che definirà solo ipotetiche. Voto: 9.

Trailer italiano L’uomo sul treno

 

A remarkable Liam Neeson in a real action movie: a smart thriller screenplay that keeps the audience revited and and the anxiety levels high, a well directed and interpreted film that it’s worth seeing. The question is ‘what kind of person are you?’. if they told you to do a small thing with no effect on you, though with enormous consequences on someone else, which would never impact on you, your family, your life, under a payment of 100.000 dollars cash, would you do it…that ‘small thing’? The protagonist, Michael, is a good person completely dedicated to his family, at the point of having left his beloved job and promising career for the police and moved, for which reason he needs to take a train every day to reach his new job as an insurance packages seller: 10 years of his new life already passed by. Michael is therefore a commuter and he actually knows many of the travellers on the same train. One day he gets laid off with no reason, after performing excellently for 10 years and being professionally disciplined. The same day before catching the usual train back to home he is invited by an ex police colleague to catch up in a bar where Michael tells him his drama. Then he runs to the railway station where someone robs him of his mobile. He hasn’t spoken to his wife yet and that’s even more lousy that the fact itself. The current day seems to Michael as his worst ever on his usual train of commuters he knows and occasional passengers. But the worst is yet to come in the guise of a blonde woman who suddenly sits in front of Michael and asks him some particular questions, apparently harmless ones, hypothetical ones. I rate this movie: 9.

Trailer in v.o. The commuter

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Carnage di Roman Polanski – dal libro di Yasmina Reza ‘Le Dieu du Carnage’

(in italiano/Italian)

2 coppie di genitori, 2 ragazzini coinvolti in una rissa di compagni di scuola, 2 famiglie e 2 mondi che si incontrano, si scontrano e giocano a un estenuante massacro reciproco. Una pièce teatrale dallo straordinario potere socio-psicologico con un impatto emotivo crescente: ecco il libro della Reza che è stato già portato nei più grandi teatri francesi americani e inglesi nonché tradotto cinematograficamente, nel 2011, da un regista quale è Roman Polanski e da un cast d’eccezione, quali sono Jodie Foster, Kate Winslet, John C. Reilly e Christopher Waltz. Il focus all’inizio è su un apparentemente cordiale gruppo di 4 persone divise in 2 squadre formate da 2 mariti con le rispettive mogli, ma alla fine si sposta sui 4 come singoli individui, arroganti e maldicenti, che combattono in nome di uno smisurato ego personale, in uno schema del tipo ‘tutti contro tutti’, senza dare più né alcun peso al fatto (grave) che li ha portati a incontrarsi (e scontrarsi) né valore ad altri se non a sè e ai propri bisogni, generalmente lontani dall’idea cristiana di famiglia, sia come coppia sia soprattutto come genitori. Il lavoro eccellente di scrittura e a dir poco straordinario di resa sul grande schermo fanno stare lo spettatore in un’angoscia velata che sale nel corso dell’opera e diventa nauseante come il vomito di uno dei 4 protagonisti e che, in tanti momenti della storia così narrata, ci è nota. Quante volte abbiamo tenuto comportamenti più o meno socialmente accettabili pur nutrendo l’istinto di prendere a botte o colpire con un bastone qualcuno, proprio come il ragazzino figlio di una delle due coppie con il figlio dell’altra coppia? E’ su questo e su molti altri temi che la Reza esprime il suo punto di vista o forse più correttamente fa riflettere chi legge ‘Il dio del massacro’. Ed è su questo che lo stesso Polanski verte il ‘gioco’ cruento fra i 4 individui. Colpiscono anche molto le singole personalità, così distanti l’una dall’altra, a simboleggiare non un gruppo di 4 ma un mondo di persone e caso mai 4 categorie di esse. Un elemento comune però serpeggia in tutte e 4 le persone (o le categorie): l’estremo individualismo, con un chiaro attacco soprattutto al mondo di oggi. P.e. uno dei due mariti è sempre attaccato al suo cellulare e alle questioni di lavoro che evidentemente considera di maggiore rilievo rispetto alla salute della moglie e alle vicende del figlio adolescente, il maggiore di due che arriva a chiamare ‘stronzetti’; solo quando gli viene gettato il cellulare nell’acqua di un vaso di fiori, la freddezza cinica, apparentemente non incrinabile fino a quell’istante, dell’uomo lascia il posto a una certa disperazione. ‘Carnage’ film e ‘Le dieu du carnage’ sono le opere fra le più interessanti e sconvolgenti degli ultimi anni. Voto a entrambi: 10.

(in inglese/English)

2 couples f parents, 2 boys involved in a school mates fight, 2 families and 2 worlds that meet, collide and play an exhausting mutual massacre. It’s a play with an extraordinary socio-psychological power and a growing emotional impact: talking about the book by Yasmine Reza that was performed in the most important French, American and English theaters and turned into a movie in 2011 by such a director, Mr. Roman Polanski, and a cast of actors, Jodie Foster, Kate Winslet, John C. Reilly e Christopher Waltz. At the very beginning the focus of the play/film is on an apparently mannered group of 4 people in 2 teams made of 2 husbands and wives, but changes in the end moving onto the 4 ones as single individuals, who are arrogant, talebearer and slanderer and fight in the name of an outsize personal ego, in a “every man for himself”pattern, without giving a shit either of the (serious) fact that made them meet up (and fight) or others than themselves and their needs being generally far from a Christian understanding of family, as a couple and especially as parents. The excellent writing and how amazingly it was rendered on the big screen drag the audience into a state of blurred anguish that raises throughout the play/film and becomes nauseous like the vomit of one of the 4 leading characters and, in many moments of the story, is not so knew to us. How many times we have had more or less socially acceptable behaviors despite an instinct to kick or hit someone with a stick, just like one couple’s son toward the other couple’s son? Right on this and other themes Mrs Reza shows her point of view or, rather more correctly, brings the “Le dieu du massacre” reader to reflect and Polanski focuses the mentioned cruel ‘game’ among the 4 individuals. The specific personalities are striking too, being so distant one from the other, as if they were not only a group of 4 people but a world too and also 4 categories. A unique common element though is rife in all the 4 people (or categories): the extreme individualism, with a clear attack to today’s world above all. For instance, one of the 2 husbands is always on the phone for his business issues he considers far more important than his wife’s health and the events happening to his elder teen-boy, by the way he gets to call both his children ‘bitches’; just when his cell is thrown into a flower vase full of water,  his cynical coldness, apparently with no cracks up to that moment, gives space to quite a desperation. ‘Carnage’ (film) and ‘Le dieu du carnage’ are among the latest years most interesting and upsetting works. My vote for both (film and book) is 10.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MARY POPPINS di Rob Marshall

MARY POPPINS di Rob Marshall

“Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, la pillola va giù, la pillola va giù” (..): Mary Poppins, la tata che tutti avremmo desiderato avere almeno per qualche ora e che in fondo ricontreremmo volentieri anche in età… non da tata. La grazia, la bellezza, la capacità di Emily Blunt perfettamente diretta, come tutto il resto del cast bambini inclusi, da Rob Marshall, non solo regista ma anche coreografo, che fu candidato all’Oscar nel 2002 per il musical ‘Chicago’, regalano al film una nuova Mary Poppins.

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TEATRO: ELVIRA di e con Toni Servillo

ELVIRA di e con Toni Servillo al Piccolo di Milano

Recensione dello spettacolo teatrale ELVIRA di Toni Servillo reduce dal successo del 2016

Il Piccolo Teatro di Milano con Teatri Uniti produce e presenta in una nuova tornata meneghina l’opera ‘Elvira’ di e con Toni Servillo, nel ruolo del grande attore francese Louis Jouvet, (..) che (..) impartì le famose sette lezioni al Conservatorio Nazionale d’Arte drammatica di Parigi, in piena occupazione nazista.
Sul palco, il grande attore italiano indossa gli abiti e i modi di un appassionato e assai intransigente insegnante di recitazione (..).
È la parte emotiva che manca o non è abbastanza profonda secondo Jouvet/Servillo, Continua a leggere “TEATRO: ELVIRA di e con Toni Servillo”