Articoli con interviste, autrice, intervista, Traders Magazine - Articoli, Trendiest; Affari Italiani - Articoli

Intervista a 4 attori italiani di lingua inglese… ma solo per lavoro – SAVERIO BUONO il primo intervistato di quattro

TRADERS – Intervista a 4 attori italiani di lingua inglese… ma solo per lavoro – SAVERIO BUONO

AFFARI ITALIANI – Intervista a 4 attori italiani di lingua inglese… ma solo per lavoro – SAVERIO BUONO

ASSODIGITALE – Intervista a 4 attori italiani di lingua inglese… ma solo per lavoro – SAVERIO BUONO

Inserirò qui solo la PREMESSA che varrà per tutte e quattro le interviste e un paio di citazioni di Saverio, il primo dei 4 intervistati, tutti attori italiani che recitano in inglese.

Premessa
Sono Saverio, Rachele, Tommaso ed Elena, in ordine cronologico di intervista. Sono tutti, come ben intuibile anche dai loro stessi nomi, rigorosamente italiani. Sono tutti Attori, poi qualcuno indossa più ‘cappelli’ come del resto la sottoscritta, ma a unirli e caratterizzarli è questa scelta artistica: interpretano personaggi e testi, teatrali e/o cinematografici e talvolta televisivi. A ‘legarci’, sì mi ci metto anch’io, è un coach, o come qualcuno l’ha definito, un ‘mentore artistico’ e un amico: si tratta del professionista, attore anch’egli e regista, ma per noi tutti un ottimo acting coach e collega Michael Rodgers, decisamente il nr. 1 oggi in Italia per attori, collaudati o in apprendimento, stranieri e italiani. A proposito, specie se il livello è quello di Michael, la formazione e l’addestramento continuano sempre. Non si smette di apprendere o di allenarsi come attori, così come non lo fa uno sportivo, un musicista, un avvocato, un medico, un formatore, un ballerino e così via. Negli States i Premi Oscar sono tali grazie a uno specifico ruolo in un certo film e particolarmente a un gesto o a un momento di quell’interpretazione che ha convinto la giuria e, in genere, la preparazione, dura come per Natalie Portman in Black swan o per Leonardo Di Caprio in The Aviator o per Hylary Swank in Boys don’t cry , cito coloro di cui mi è stato detto per certo, non è lasciata ai singoli interpreti da soli o al caso, bensì al singolo interprete aiutato da un coach che lo segue su analisi testuale corretta, intenzioni funzionanti, interpretazione allineata di corpo, espressività facciale, voce e mondo interiore, oltre a molti altri aspetti. È una tecnica, è la pratica, è l’addestramento, è la capacità di usare l’immaginazione in modo creativo e inspirational, è indagine, analisi, empatia per i personaggi… Insomma, è un tutt’uno su cui qui non mi soffermo oltre e che è molto interessante e utile per acquisire una scientificità nel modo di lavorare che produce un effetto di spontaneità, cioè non si tratta di essere naturali senza metodo, ma di risultare credibili in panni diversi dai propri e da quelli di altri personaggi, dando vita a varie personalità e storie. Infatti i grandi attori sono poliedrici. Tornando al successo di questo modo di intendere ed esercitare il mestiere dell’Attore e, d’altra parte, precisando che ognuno avrà il suo metodo e che non è attore quello fatto a stampino rispetto a un insegnante, un’accademia o un metodo, poiché la tecnica serve soprattutto a supportare il talento laddove l’istinto artistico è debole, non ad affossarlo, questi 4 bravi attori, 2 donne e 2 uomini, in un range d’età ampio – l’Arte unisce le culture, provenienze, età più disparate – hanno, nel tempo, avviato rilevanti strade professionali, anche grazie alla lingua inglese, minimo comun denominatore di queste mie interviste, che dedico a loro e a Michael. I miei 4 amici si chiamano, nell’ordine cronologico in cui li ho sentiti per telefono, Saverio Buono, Rachele Fregonese, Tommaso Basili ed Elena Rusconi Clerici.

Cominciamo con il primo!

SAVERIO BUONO, ATTORE, da Londra – 13/03/2020

autrice, Italiano/Italian, Recensioni di Film, Recensioni di film e teatro, Traders Magazine - Articoli, Traders Magazine - Rec

Impegnato, intelligente, intrepido, italiano: il sig. Cinema indipendente (5 parte) – Non SI PUO’ morire BALLANDO di Andrea Castoldi

Non SI PUO’ morire BALLANDO di Andrea Castoldi

Un film tutto italiano. Un regista giovane e italianissimo, con una grinta e una passione da plauso. Recensione del film drammatico “Non si può morire ballando” scritto e diretto da Andrea Castoldi.

INTERVISTA a più voci: A. Castoldi, M.Negri, S. Palombi.
Si aggiungono: L. Pisano, M.Panfilo

Partiamo con la RECENSIONE del film, durata 85’, che verrà proiettato il 3 e 7 ottobre al Cinema Anteo di Milano, dove ha avuto luogo anche l’anteprima per la stampa.

Non SI PUO’ morire BALLANDO
Due fratelli, due professioni (artista e commercialista), due vite condotte diversamente (single forse incallito e padre di famiglia abbastanza felicemente sposato, almeno fino a un certo momento), due modi di vivere una malattia rara che colpisce Gianluca direttamente ma anche Massimiliano indirettamente. (..) Ma dà modo ai due fratelli di unirsi sempre di più, di aiutarsi a vicenda, di parlarsi veramente, di stare assieme e di rivivere le emozioni del passato: (..) la musica country nacque quasi come una risposta bianca al blues nero degli Stati Uniti del sud alla fine dell’800 ed era il frutto di una miscela di musiche popolari che i coloni giunti da ogni parte del mondo portavano con sé. (..) In questo film si potrebbe associare questo genere musicale al passato, dunque ai ricordi, alle emozioni vissute, anche nelle proprie battaglie, come potevano essere quelle appunto degli immigrati di allora in America. (..) L’intero film viaggia su un piano simbolico: lottare per chi amiamo (..) restare uniti con il sorriso anche a fronte di una fine inevitabile e drammatica,… Questi temi danno al film una connotazione romantico-fiabesca, con una visione positiva della vita, forse più forte del dramma narrato.

Link al trailer: https://www.youtube.com/watch?v=gHsacU9oz-4

INTERVISTA a ANDREA CASTOLDI nella conferenza stampa di martedì 24/09/2019 con MAURO NEGRI e SALVATORE PALOMBI e privata il 27/09/2019. Un’intervista a più voci.

Intervista a cura di Alessandra Basile per TRADERS’ Magazine Italia.

Basile: Andrea, ‘come nasci’? (professionalmente, ci intendiamo).
Castoldi: Il mio percorso artistico è iniziato come attore, di pubblicità ma soprattutto di fiction e film, il che ..mi ha permesso di ..sapere come interagire con il panorama attoriale nelle vesti di sceneggiatore e regista, ossia di ciò che ambivo a fare. Le mie scuole son state quelle, per la regia, di Marco Bellocchio e, per la sceneggiatura, di Vincenzo Cerami (‘La vita è bella’), del quale ho seguito diversi laboratori. Come regista, mi definisco ‘di penna’ più che tecnico, cioè sto alla macchina ma mi piace soprattutto che il direttore della fotografia (Filippo Arlotta, da 4 anni) sappia tradurre la storia che ho in mente.

Basile: Ecco perché hai dedicato tanto tempo alla preparazione di personaggi e scene.
Castoldi: Lo faccio ogni volta per creare un gruppo di lavoro e per arrivare a girare senza aver lasciato nulla al caso. (..) Però non uso lo ‘Story board’. È quasi un paradosso: (..)

(..)

Basile: Come nasce questo film e quali sono le tematiche care al suo regista, Andrea?Castoldi: Il film nasce da un’esperienza personale (..). Il rapporto con la malattia all’inizio è caratterizzato da un certo pudore – si cerca la parola giusta, a volte non la si trova – ma, con il passare dei giorni, ci si allinea al problema e, come per magia, si scopre un’affinità, con la persona malata, anche maggiore (..). Questo ho tentato di raccontare nel mio film.

Basile: Parliamo di realizzazione e produzione del film.
Castoldi: Il budget è contenuto (..) Con gli attori di contorno abbiamo fatto 6-7 mesi di lavoro assieme. Io produco i miei film, ma abbiamo avuto aiuti veri, p.e. dalla Lombardia Film Commission. E dall’ospedale nel quale abbiamo girato. (..)

Basile: Andiamo alla distribuzione. Il 2/10 (anteprima) e il 3/10 (prima) esce a Milano.
Castoldi: La distribuzione viaggia in parallelo fra quella che faccio io e quella seguita da DISTRIBUZIONE INDIPENDENTE di Giovanni Costantino che si occupa anche di estero, televisione e home video. (..) Le uscite sono, a differenza del tour annuale per lo scorso film, compattate in un paio di mesi, con l’apertura a Milano e un proseguimento di date, alcune certe e altre opzionate, in moltissimi cinema (..) L’uscita è nazionale. Una bella sfida! (..)

Basile: Andrea, prossimi progetti? So che hai un film in lavorazione ed è molto milanese.
Castoldi: Il principe di Melchiorre Gioia, anch’esso sociale ma diverso da questo, basato su una storia vera e che racconta la storica via milanese, famosa soprattutto a fine anni 90.

Prossimamente la seconda parte dell’intervista.

autrice, Recensioni di Film, Recensioni di film e teatro, Traders Magazine - Rec

LA CASA DI JACK di LARS VON TRIER

LA CASA DI JACK di Lars von Trier

Recensione dell’ultimo film del controverso regista danese, che l’ha definito il suo film più brutale

A 5 anni dal discusso e alquanto spinto ‘Nymphomaniac’, arriva nelle sale italiane, dopo essere passato da Cannes lo scorso maggio e lì avere sconvolto metà platea, senza tuttavia correre il rischio di non essere sufficientemente votato, essendo stato presentato come film fuori concorso, ‘The house Jack built’. (..) Ambientato nell’America anni settanta, la storia è divisa in cinque capitoli e incentrata su un ingegnere che (..) in nauseanti ricostruzioni sceniche da lui stesso operate, caratterizzate da più corpi sotto effetto rigor mortis messi in posizioni ‘umane’ come fossero ancora vivi e fotografati, l’oggetto della sua arte, se così si può definire. Ne è talmente orgoglioso da condividere alcuni scatti con un giornale ed è subito caccia a – come lui stesso si firma – Mr. Sophistication. Jack cambia personalità, gioca le sue carte di avventore con astuzia e semplicità, talvolta persino con ironia, (..) Continua a leggere “LA CASA DI JACK di LARS VON TRIER”

autrice, Recensioni di Film, Recensioni di film e teatro, Traders Magazine - Rec

MARIA, REGINA DI SCOZIA di Josie Rourke

MARIA, REGINA DI SCOZIA di Josie Rourke

Un film tutto al femminile, dalla regia al cast principale, sulle due cugine più note nella storia europea del sesto secolo, Elisabetta I Tudor, regina d’Inghilterra e d’Irlanda, e Maria Stuarda, regina di Scozia, giustiziata dalla prima dopo una prigionia, impostale dalla stessa Elisabetta, durata venti anni. A unirle il sangue e il timore; a dividerle: il credo religioso (..) e il Potere sui rispettivi regni. Un altro aspetto le univa: la condizione di donne (..) A Elisabetta la regina ‘vergine’, poiché mai sposatasi né quindi madre, si contrapponeva Maria, la ‘meretrice’, additata così ingiustamente dai ribelli che infuocavano le masse.
Continua a leggere “MARIA, REGINA DI SCOZIA di Josie Rourke”