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LA CASA DI JACK di LARS VON TRIER

LA CASA DI JACK di Lars von Trier

Recensione dell’ultimo film del controverso regista danese, che l’ha definito il suo film più brutale

A 5 anni dal discusso e alquanto spinto ‘Nymphomaniac’, arriva nelle sale italiane, dopo essere passato da Cannes lo scorso maggio e lì avere sconvolto metà platea, senza tuttavia correre il rischio di non essere sufficientemente votato, essendo stato presentato come film fuori concorso, ‘The house Jack built’. (..) Ambientato nell’America anni settanta, la storia è divisa in cinque capitoli e incentrata su un ingegnere che (..) in nauseanti ricostruzioni sceniche da lui stesso operate, caratterizzate da più corpi sotto effetto rigor mortis messi in posizioni ‘umane’ come fossero ancora vivi e fotografati, l’oggetto della sua arte, se così si può definire. Ne è talmente orgoglioso da condividere alcuni scatti con un giornale ed è subito caccia a – come lui stesso si firma – Mr. Sophistication. Jack cambia personalità, gioca le sue carte di avventore con astuzia e semplicità, talvolta persino con ironia, (..)

Lavorare su un personaggio facilmente giudicabile
Matt Dillon ha lavorato su Jack, il cui nome ricorda non a caso quello dell’omonimo ‘squartatore’, (..) documentandosi, si è imbattuto in alcune definizioni di cui ha tenuto conto per affrontare il suo personaggio nel modo più corretto e attribuirgli quella giusta: psicopatico. (..) il dottor L. Michael Tompkins, psicologo del Sacramento Country State Center di salute mentale (..) ha detto degli psicopatici che sono “attori qualificati capaci di fingere emozioni”, il che fa letteralmente paura. (..)

Il regista e gli attori
Lars von Trier ha scandalizzato, non solo lo scorso pubblico di Cannes e molti spettatori che avrebbero voluto indietro i soldi del biglietto dopo aver lasciato la sala prima della fine di questo interminabile film, ma il mondo intero con le sue affermazioni antisemite da fervido nazista. Ha persino dichiarato di avere fatto questo film perché il personaggio lo rappresenta particolarmente bene: un assassino a sangue freddo con diverse rotelle fuori posto, privo di scrupoli, senza pietà nemmeno per due bambini che si fidano di lui? Fa riflettere. Matt Dillon ha reso una prova attoriale di tutto rispetto, davvero bravissimo, (..) Il grande Bruno Ganz, Virgilio o voce della coscienza, è mancato proprio poco prima dell’uscita del film nelle nostre sale. Era la sua ultima interpretazione.

Vederlo?
No. (..) Non c’è un motivo valido che giustifichi tanta violenza gratuita quanta quella proposta dal regista danese più discusso dei nostri tempi. Forse Lars von Trier non dovrebbe avere accesso più a nessun film festival a meno di una redenzione artistico-morale e di rispettare il pubblico, anche se non ama piacere a tutti. Ma per ora il voto è 4.

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