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OVUNQUE TU SARAI di Roberto Capucci

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Recensione dell’opera prima di un bravo sceneggiatore e regista con un cast di qualità

Siamo nel 2008. È la Roma a scintillare sul campo verde e nell’anima di 4 amici. È l’Italia di nonni, padri e figli (maschi) uniti dal tifo, sano e sentito, per la squadra del cuore. (..) Roberto Capucci ci racconta attraverso quel tifo il senso dell’amicizia più vera e le scelte di vita.

Conosciamo la partenza, non sempre la destinazione – Francesco, Loco, Giordano, Carlo: 4 grandi amici. Potremmo rispettivamente chiamarli il mancato sposo, il coniuge represso, il fifone scaramantico e il problem solver, per finta nella professione, in modo molto efficace nella vita, soprattutto con gli amici di sempre. Tutti diversi, tutti motivati al viaggio (..)

L’elemento che cambia il corso del viaggio… e della vita – E’ Pilar il ‘quinto elemento’ del gruppo che smuove il delicato equilibrio dei magnifici 4. (..) la presenza della donna sullo sgangherato pulmino, appartenuto a una rock band e altrimenti popolato da soli passeggeri uomini, appartenuto a una rock band determina continui cambi di programma e nuovi raffronti fra vecchi amici, persino discussioni e litigi, ma alla fine un’unione più forte e matura, in linea con un senso raro dell’amicizia. Spicca il personaggio di Ricky Memphis (..) “c’avemo tutti paura. Però ricordati che ovunque tu sarai noi saremo sempre tutti insieme”.

Non è un film per tifosi – I valori cambiano, i rapporti cambiano, la meta di questo viaggio… forse no, ma il suo significato sì. Il messaggio di questi piacevolissimi 89 minuti (..) è il più vario per ogni spettatore. La passione comune e l’intera avventura portano protagonisti e pubblico su un binario diverso da quello meramente sportivo (..)

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Manchester By The Sea di Kenneth Lonergan

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Recensione del film pluricandidato acclamato alla Festa del Cinema di Roma del 2016

La vita ripetitiva di un idraulico tuttofare, dal carattere introverso fra lo scontroso e l’apatico viene scossa dalla notizia della morte improvvisa dello zio Joe. Lee parte per Manchester per stare accanto al figlio Patrick e scopre di esserne stato nominato tutore nel testamento. (..)

Un passato che non lascia vivere – Lee ha occhi tristi, beve e, quando è sotto l’effetto dell’alcol, aggredisce chiunque incontri sulla sua strada (..) il ritorno a Manchester lo costringe a guardare in faccia quel passato e a re-imparare a vivere, attraverso momenti di crisi profonda, ma soprattutto quel ruolo, nuovo per Lee, da “fratello” maggiore (..)

L’incidente e l’infinita auto-condanna – Grazie ai flash back (..) riviviamo le vicende accadute a Lee (..) A causa di un suo errore di valutazione commesso tempo prima (..) Lee tormenta se stesso per anni (..) Saranno il cambio di vita e il legame con Patrick ad aiutarlo.

Una squadra di qualità per un prodotto di qualità – Interpretazione sottile e incisiva quella di Casey Affleck, nella sua resa di Lee chiuso e indifferente al mondo prima e affezionato e generoso dopo. L’attore è stato premiato con l’Oscar al migliore attore protagonista del 2017: quel sorriso appena accennato e così potente, sulla barca portata dal cugino a fine film, lascia intuire il cambiamento di Lee volto a una nuova gioia di vivere. Dal regista agli altri attori il film è frutto di un lavoro di squadra di qualità (..) L’Arte non necessariamente è cara o redditizia, ma ha valore quando si imprime nell’anima.

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THE FOUNDER di John Lee Hancock

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Recensione del film interpretato da Keaton sul successo della catena McDonald’s

“The Founder” è il nuovo lavoro di bravura artistica diretto dal regista dell’indimenticabile “Saving Mr Banks”, anch’esso ispirato a una storia vera. Dopo il premiato “Birdman”, Keaton torna a stupirci con un’ottima interpretazione, credibile e dettagliata, di quel genere di prestazione attoriale che ci fa arrivare dritti al personaggio senza passare dalla tecnica. (..) La ridefinizione del personaggio cui si assiste nell’arco del film è tale da uscire turbati dalla sala.

L’idea, il progetto, il successo – Era il 1937: Richard e Maurice, Dick e Mac, 2 fratelli di 28 e 35 anni, la cui vita era tutto meno che agiata, ebbero l’idea di aprire un chiosco ad Arcadia in California, notando come hot-dog e hamburger fossero un cibo sempre apprezzato. (..) un successo, perché, oltre che sul fattore tempo, i fratelli avevano puntato su pochi cibi: hamburger, patatine fritte e bibite.

L’innovazione, il franchising, la spinta – Era il 1955: l’imprenditore (..) Ray Kroc, dopo essere rimasto folgorato, non solo dalla novità del cibo mangiato per strada senza posate né piatti e dalla velocità di preparazione (..), ma anche dal nome McDonald ‘altisonante’ alle sue orecchie, firmò un contratto con i proprietari (..) E ripeteva una parola: “Affiliazione!”.

Il modello di business – Kroc diede il via al primo franchising della storia. Non lo inventò lui il più noto fast food americano (..), ma, a 52 anni, quella novità lo lanciò nel mondo grazie a genialità visionaria, persistenza e team. Assoldò come suo consulente finanziario un manager, Harry J. Sonneborn, che illuminò Kroc: il suo business era quello non degli hamburger ma dell’immobiliare. (..) Kroc arrivò a rilevare le quote dei due McDonald per 2,7 milioni di dollari: i fratelli non gli perdonarono mai l’uso del nome. (..) la McDonald’s Corporation nel 1965 – composta ormai da centinaia di ristoranti – si quotò in Borsa. (..)

Imprenditore ‘ante litteram’ e uomo spietato: due facce di una medaglia – “Avevo 52 anni, il diabete e un’artrite incipiente. Avevo perso la cistifellea e buona parte della tiroide, eppure ero convinto che il meglio dovesse ancora arrivare”. Ma quanto fu disposto a investire per inseguire il sogno americano? Tutto. Anche la moglie, oltre alla casa.
Kroc si legò alla fine degli anni 50 a Joni Smith, donna più affine alla sua mentalità
commerciale e sua sostenitrice. E si appropriò di meriti non suoi: la nascita e persino il nome di McDonald’s. Il Bene e il Male, dunque, in un’unica soluzione, anzi in un solo uomo.

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LION – La strada verso casa di Garth Davis

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Recensione del film, presentato alla Festa del cinema del 2016, interpretato da una Kidman che fu (nuovamente) candidata all’Oscar

“La lunga strada per tornare a casa” è il titolo della biografia cui si ispira il film LION. Il protagonista ha le sembianze dell’attore Dev Patel, noto per il ruolo, nel 2008, di Jamal in ‘The Millionaire’, ed è affiancato da una Kidman, come lui, candidata per l’interpretazione agli Oscar 2017.(..) Il finale, prevedibile, non è meno d’effetto, forte di una notevole carica emotiva.

Da dove veniamo è in parte chi siamo – Il libro, cui è ispirato il film, narra le vicende realmente accadute a un bambino che, nato in un piccolissimo villaggio indiano, si ritrova, per una banale distrazione (..), a Calcutta, solo e incapace di farsi capire da chi non parla il suo dialetto. Il piccolo (..) finisce adottato da un’abbiente famiglia australiana.

Le origini, i ricordi, la nuova vita – Il film esordisce creando un immediato contatto con il pubblico, rapito dalla purezza del piccolo Saroo, (..) Saroo si ritrova per errore in un treno che lo imprigiona. (..) Il viaggio di Saroo simboleggia una profonda crescita personale (..)

Un’attualità gravissima e un rispecchiamento – La bravura degli attori e la veridicità dei fatti narrati tengono accesa la lampadina dell’attenzione anche quando nella seconda parte del film il ritmo perde quota, poiché seria è la denuncia: gravissima è la questione dei tanti minori che continuano a scomparire in India e che purtroppo, a differenza del più fortunato Saroo, finiscono vittime di traffici disumani di vario genere. ‘Lion’ e il libro da cui è tratto hanno, soprattutto, un valore nel messaggio che gridano al mondo: salvare gli innocenti. (…)

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Intervista a Sebastian Harrison, da Satomi a imprenditore (1° parte)

Link all’articolo: https://www.traders-mag.it/intervista-sebastian-harrison-satomi-imprenditore-prima-parte/

L’intervista di Sebastian Harrison prosegue nel prossimo articolo in uscita nei prossimi giorni.

Il bellissimo Satomi del gruppo rock ‘Bee Hive’ nel telefilm di enorme successo ‘Love me Licia’, ispirato al manga giapponese ‘Kiss me Licia’ e realizzato alla fine degli anni 80, è oggi un imprenditore a capo di un’azienda riconosciuta e ha molti progetti, anche artistici, fra i quali un film festival a Los Angeles legato all’ Italia. E una casa in Sicilia.

Introduzione
È il 10 novembre (..) e sono in contatto con Sebastian, di sera io di giorno lui, grazie all’amata/ odiata tecnologia che permette ‘incontri ravvicinati’ in un batter di ciglia da un continente all’ altro, anche quando in mezzo corrono l’oceano e tante ore di viaggio aereo. Così, in un’ora e mezza di piacevolissima chiacchiera oltre che di intervista seria, Alessandra, la sottoscritta, e Sebastian, l’intervistato, parlano, ridono e commentano i temi dell’intervista come se si ritrovassero dopo tanto tempo nella stessa città e magari in una casa, invece che l’uno nel suo ufficio fronte mare a Malibù e l’altra al tavolo di lavoro in casa a Milano prima della cena.(..)

Sebastian mi anticipa, in qualche scambio di email, di essere nato a Roma da genitori americani, entrambi attori di Hollywood, trasferitisi per un impegno professionale del capo famiglia. ‘Anch’io ho lavorato in cinema e televisione: dopo il successo di ‘Licia dolce Licia’ e relativi sequel, ho recitato in alcuni film e serie tv come ‘Fratelli d’Italia’ e ‘Classe di Ferro’. Quando l’onda del successo ha iniziato a calare, sono partito per gli USA e ho ripreso gli studi. Forse fu la decisione migliore della mia vita. Scelsi l’Università di Los Angeles (UCLA) e presi 2 lauree, in Scienze Politiche e in Letteratura. Poi ho avviato con successo un’azienda su internet e con i relativi profitti ho investito in immobili, cui adesso mi dedico, occupandomi degli affitti di alcuni. La società che ho creato si chiama ‘Cellular Abroad’ e offre servizi Telecom a prezzi molto competitivi per chi viaggia. Sito: www.cellularabroad.com. Ho poi in progetto, con un amico giornalista di Milano, un festival cinematografico di film americani girati in Italia. E a proposito di film festival, ho ospitato a casa mia il ‘Los Angeles Film Fashion and Art Fest’ – https://www.attualita.it/notizie/spettacolo/art-fest-5590/, fondato dal produttore Pascal Vicedomini e caratterizzato dalla presenza importante del mio amico Franco Nero. Ho ancora un buon rapporto con la mia agente del periodo italiano, Cristina Caremoli, e amici stretti nel mondo del cinema: oltre a Franco Nero, anche Romina Power, Gianmarco Tognazzi, Sebastiano Somma e altri. Io non faccio più l’attore, ma noto che tanti colleghi ora lavorano parecchio. Vivo a Malibù e ascolto spesso la musica leggera italiana del passato e del presente, un modo per mantenermi vicino all’Italia che è sempre nel mio cuore.

(..)

Basile: Sebastian ti chiedo veramente scusa per questo ritardo. Stamattina funzionava…

Sebastian Harrison: Guarda io lavoro nella tecnologia ma la odio (ride), appena posso le sfuggo, butto il cellulare e vado al mare!

Basile: Tu vivi a Malibù. (..) Abbiamo un po’ di argomenti: da Oleg, il Robert Redford russo, amico della tua famiglia, alla tua vita romana, al successo imprevisto di ‘Love me Licia’, all’amicizia ancor oggi ferrea con Pasquale Finicelli, il Mirko del telefilm, alla decisione di non continuare con il cinema e di tornare in America, dove hai preso due lauree e dato vita a ‘Cellular Abroad’. Senza dubbio il tuo personaggio nel telefilm, Satomi, è entrato, insieme a Mirko e Licia, nel quotidiano di migliaia forse milioni di fan, anche di sesso maschile (il cast ieri www.caffeinamagazine.it/wp-content/uploads/2017/08/che-fine-hanno-fatto-i-bee-hive.jpg e alcuni degli attori ai tempi nostri https://www.radioanimati.it/wp-content/uploads/2020/04/Bee_Hive_Reunion_2020-1024×545.png).

Sebastian Harrison: I maschi non ammettevano facilmente di vederlo! (..)

Oleg Vidov, il Robert Redford russo

Basile: Iniziamo da Oleg Vidov (https://it.wikipedia.org/wiki/Oleg_Borisovi%C4%8D_Vidov ).

Tratto dal comunicato stampa, che lo stesso Sebastian mi ha inoltrato, sul docu-film ‘Oleg’:

(..)

Sebastian Harrison: Mio padre, che intanto stava girando un film, in Cina o in Africa non ricordo, aveva dato asilo a Oleg, il Robert Redford russo, quando questi aveva abbandonato la sua patria, ospitandolo a casa nostra a Roma, dove c’eravamo anch’ io e una giornalista, con cui Oleg ebbe una storia sfociata in matrimonio qualche tempo dopo. Oleg non poteva uscire di casa, era conosciuto e non voleva correre il rischio di essere riportato indietro, era un disertore russo. La vedova Vidov ha prodotto ‘Oleg’ (https://www.olegvidov.com/ ).

(..)

I primi lavori, a partire dal dubbio sul metodo

Sebastian Harrison: Per il mio primo film da protagonista, ‘Apache bianco’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Bianco_Apache ), che dovevo girare in quel periodo, gli avevo chiesto delle dritte. Ma il suo metodo Stanlivlaskji era un pò ‘esagerato’ per un film western! Io poi avevo solo 18 anni e mi ero preoccupato molto, perché Oleg era così teatrale ed io mi dicevo ‘non ce la farò mai a fare come lui’, fino a scoprire per fortuna che non ero tenuto a seguire quel metodo. In ogni caso, ci eravamo conosciuti molto bene.

(..)

Basile: Ho letto che hai fatto anche un horror: ‘Il fantasma di Sodoma’ di Lucio Fulci (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_fantasma_di_Sodoma).

Sebastian Harrison: Lucio Fulci (https://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Fulci ) era il maestro dell’horror, da sempre in concorrenza con Dario Argento, (..) era molto bravo sia con gli attori, sia tecnicamente, solo che il budget del film era ridotto e si vede(va). A me gli horror non piacciono, ma se ti danno un film da fare che fai, rifiuti? Io dovevo pagare l’affitto.

(..)

Famiglia d’origine tutta di artisti

Basile: Sebastian, tu sei nato da genitori entrambi americani. Però parli bene l’italiano!

Sebastian Harrison: Sì. Mio padre, nel 1961, era andato a Roma per girare un film e poi c’è rimasto trent’anni (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_gladiatore_invincibile ). In tutto, ha girato sui 130 film da protagonista, non solo in Italia. I miei due fratelli sono anch’essi nati a Roma. Anche quello più grande parla italiano, ma meno di me. L’altro, purtroppo, è mancato venti anni fa. Ho anche una sorellastra che vive a Vienna, anche lei parla bene l’italiano.

Basile: Siete o siete stati tutti attori in famiglia? Invece tuo nonno era produttore.

Sebastian Harrison: Sì, quando non voleva pagare degli attori, usava noi figli per delle particine. Mio nonno, da parte di madre, James H. Nicholson, era un produttore, aveva un famoso studio cinematografico, American International Pictures, per le produzioni di serie B, dal 1954 (https://en.wikipedia.org/wiki/James_H._Nicholson; https://en.wikipedia.org/wiki/American_International_Pictures ). Con lui hanno iniziato De Palma, Scorsese, Coppola e anche Jack Nicholson. Dei film prodotti, 500 furono di R. Corman Quando mio padre ha conosciuto e sposato mia madre, la figlia di James, Loretta Nicholson (www.imdb.com/name/nm0629870/), ha rotto il contratto e ha fatto delle cose per conto suo.

(..)

Love me Licia: il Successo!

Basile: Com’è che sei arrivato a ‘Love me Licia’ ? (..)

Sebastian Harrison: Ti racconto. (..) a differenza di altre volte in cui ero andato ai provini un po’ teso, mi sono presentato a questo completamente rilassato. La mia fisionomia era adatta al personaggio, ma sono piaciuto subito al cast quando è stata notata la mia disinvoltura (in verità il mio quasi menefreghismo), nonostante avessi solo vent’anni (..). Il regista mi disse di avermi scelto e che avrebbe spedito la videocassetta del provino ai produttori per la loro approvazione. Il giorno dopo ero a Milano a firmare il contratto (con la Fininvest di Berlusconi). Dopodiché mi sono trasferito a Cologno Monzese e lì ho conosciuto il mio migliore amico: ‘Mirko’ Pasquale Finicelli.

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Biennale Cinema 2020: un segnale per ritrovare speranza e nuova forza – sabato 12/9/20

Biennale Cinema 2020 – Un breve cenno al Fondaco Marcello – domenica 13/9/20

Oleg a Venezia. Alessandra Basile intervista Valentina Castellani Quinn – venerdì 18/9/20

RIFF Riviera International Film Festival. Intervista a Stefano Gallini-Durante – venerdì 9/10/20

Cinema Terra di Siena Film Festival 2020. Le interviste di Alessandra Basile – domenica 25/10/20

Alessandra Basile al festival senese del cinema italiano e internazionale – mercoledì 4/11/20

Alessandra Basile. Recensione di ROMA Festa del cinema 2020 e un’intervista – venerdì 6/11/20

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ROMA FF15 Festa del cinema 2020 (4 ° parte e un’intervista)

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Continua dal precedente articolo….

La preparazione a ‘Néo Kosmo’

Basile: Su questi temi tu ti sei confrontato con esperti del settore, hai studiato?

Adelmo Togliani: Assolutamente. Mi sono documentato leggendo tantissimi saggi sulla robotica, sull’intelligenza artificiale, ho visto dei documentari legati alla fantascienza. Nel mio prodotto, tuttavia, non si va nei tecnicismi. Mi sono appassionato al tema (..)

Le film commission italiane, una forza anche nel fatidico 2020

Basile: Parliamo del periodo attuale con qualche vostra riflessione in merito.

Laura Beretta: Noi ci siamo fermati con i lavori che dovevamo fare perché,(..) Un fatto positivo è avvenuto durante il lockdown e ne siamo felici: abbiamo ottenuto un fondo da bando dalla Apulia film commission. Il nostro prossimo cortometraggio sarà girato in Puglia.

(..)

Basile: Si può dire che Apulia film Commission e Film Commission Torino Piemonte sono le più forti in Italia? Così diamo un suggerimento prezioso ad altre piccole realtà produttive.

Adelmo Togliani/Laura Beretta: Ci sono anche quelle di Sud Tirol, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, che, come le due che menzioni, sono valide e disponibili, efficienti.

‘L’estate di Virna’, un corto in pre-preparazione

Basile: Laura mi parli un pò del cortometraggio per cui mi dicevi andrete ad allestire il set?

Laura Beretta: Il cortometraggio si intitola ‘L’estate di Virna’ e sarà diretto da Alessandro Zizzo, anche autore. La storia è quella di una donna e della sua ‘evoluzione’ sentimentale che non fa che inseguire un sentimento dettato dalle farfalle allo stomaco, metaforicamente preferendo l’estate all’autunno. Finché si domanda: ‘ho fatto bene a seguire l’istinto?

Santa Ponsa Film srl – insieme nel lavoro oltre che nella vita

Basile: Da quanto esiste la vostra società di produzione audiovisiva e perché l’avete aperta?

Laura Beretta: In molti ci avevano sconsigliato, essendo noi una coppia nella vita, di stare insieme professionalmente. Convinti della bontà della nostra idea siamo andati avanti (..)

Adelmo Togliani: (ndr, scherzosamente). Sì non siamo ancora sposati, anche se la proposta gliel’ho fatta, ma nel frattempo escono società, film, bambini. Il matrimonio verrà.

Il coraggio della Festa del cinema di Roma

Basile: Concludiamo con un ultimo pensiero, Adelmo. Magari sulla Festa del cinema.

Adelmo Togliani: Guarda ci vuole e c’è stato tanto coraggio nell’allestire tutto, anche con registi o personaggi che si rischiava non riuscissero a venire dall’estero, nel fronteggiare le spese del protocollo anti-Covid, nell’utilizzare spazi in genere non usati per questo evento, come la Nuvola di Fuksas che invece è adattissimo. (..) la sicurezza è stata massima, (..)

La mia recensione di ‘Néo Kosmo’

Che cos’è il ‘Néo Kosmo’ che intitola il film di Adelmo Togliani e che vede Giorgia Surina nei panni della protagonista, una sorta di androide tenuta a prendersi cura del più piccolo della casa, poco più che neonato, in una luminosa villa del futuro che, chissà, è già alle porte? È l’altro mondo, quello virtuale, quello che, con un casco indossato, sembra assolutamente reale, anche se viaggia in una dimensione tutt’altro che fisica. E secondo il regista coincide fondamentalmente con il nostro prossimo futuro. La comunicazione e le relazioni sono al centro di questo cortometraggio (..) Il processo di dissociazione rappresentato nel corto fa riflettere sul rapporto, inesistente nel film, fra genitori e figli, (..) ‘Il film tratta tematiche legate all’etica, alla realtà virtuale, all’intelligenza artificiale, al rapporto tra uomo e robot e pone a confronto le capacità di giudizio, umana e dell’androide’ dice Laura Beretta.

Riesce a incuriosire e a colpire il film prodotto da Santa Ponsa Film, ma in pochi minuti, quelli ammessi perché un corto sia tale, troppe porte restano aperte, motivo per cui auguro a ‘Néo Kosmo’ di espandersi in una serie o in un lungometraggio per aiutarci a visualizzare come potrebbe essere il nostro futuro, soprattutto sul piano relazionale. Ne abbiamo un assaggio con il 2020 e le misure anti-Covid sul distacco fisico. SEZIONE ALICE NELLA CITTA’

Conclusione
Ringrazio Laura, che conosco da anni e stimo, e Adelmo, la cui carica vitale e creativa merita considerazione, per l’interessante e piacevole chiacchierata in macchina mentre andavamo tutti insieme a vedere la mini rassegna di corti organizzata alla Nuvola di Fuksas lo scorso 20 ottobre. (..) una persona perbene oggi 2 novembre di questo maledetto 2020 è scomparsa lasciando una città, Roma, e l’intero Bel Paese nello sconforto più totale. Era un vero ironico Gigi Proietti, (..) Il teatro Brancaccio, io spero, ti verrà intitolato, caro Gigi, e con te da lassù i cinema e soprattutto i teatri che tanto amavi saranno sostenuti e così riapriranno i battenti e si riempiranno e daranno spazio alla Cultura e agli artisti perbene. Avanti tutta Cultura!

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ROMA FF15 Festa del cinema 2020 (3 ° parte e un’intervista)

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Introduzionei corti di ‘Alice nella città’
È il mio ultimo giorno romano, ahimè, e concludo la mia settimana con la selezione dei migliori corti di ‘Alice nella città’, (..)

I corti che ho potuto ammirare sono stati cinque, tutti interessanti e con un impegno che era tangibile, ognuno verso una direzione specifica: dal primo incentrato sul tema oggi di estesa sensibilità riassunto nelle parole ‘diversity and inclusion’ a quello sulla ‘rivolta’ degli anziani che, dal secondo piano nel quale la società li ha forzatamente posti, passano in primissimo piano; dal corto ambientato in pieno nazismo, un film perfetto tecnico-stilisticamente, al corto incentrato sulla storia di un vecchio uomo povero la cui unica fonte di sostentamento è data dalla vendita di cassette, per frutta e verdura, portate a mano (..) Su ‘Néo Kosmo’ mi sono dilungata un po’ di più a fine articolo. Complessivamente complimenti a tutti i cineasti.

ADELMO TOGLIANI, introduzione e intervista

Attore (http://www.adelmotogliani.com/#reel ), regista e fondatore, con LAURA BERETTA, della casa di produzione audiovisiva SANTA PONSA FILM; il loro ultimo corto è ‘NÉO KOSMO’.

Adelmo è figlio d’arte. (..) Nel 1995, il nostro intervistato ha girato, in un ruolo protagonista, un film per il cinema: era la prima volta, aveva 20 anni. (..) Adelmo Togliani non sembra avere mai perso di vista il teatro, il che aumenta la mia stima nei suoi confronti, pur lavorando tanto con il video, per il cinema o la televisione, incluse le sue regie di videoclip, documentari, backstage, corti e mediometraggi. L’ultimo film che ha interpretato risale al 2017: ‘La sabbia negli occhi’: https://alessandrabasileattrice.com/wp-content/uploads/2018/05/tr11social_basile.pdf 

Segue l’intervista a Adelmo Togliani per parlare di ‘Néo Kósmo’, Santa Ponsa Film e altri progetti. Partecipa all’intervista Laura Beretta, produttrice e partner in crime.

Roma. Intervista effettuata il 20 ottobre 2020.

La trilogia di Togliani: (forse) una serie antologica per i tanti temi fantascientifici

Basile: Mi hai detto, Adelmo, che ‘Néo Kosmo’ fa parte di una trilogia di cui è il secondo anello. Ma la prima domanda è: con chi hai scritto i tre corti?

Adelmo Togliani: Sia ‘La Macchina Umana’ che ‘Néo Kosmo’ li ho scritti io e li ho prodotti con Laura Beretta. Con Simone Siragusano ho condiviso la regia del primo, mentre ho diretto da solo ‘Néo Kosmo’, che ho anche scritto. In questo ultimo anno ho iniziato una proficua collaborazione con lo sceneggiatore Gianni Quinto, che è anche un amico. Insieme abbiamo sviluppato il soggetto di serie e il lungometraggio che derivano dal corto ‘Néo Kosmo’ e un terzo corto di genere sci-fi dal titolo ‘Il patto col diavolo’. E saranno tutti prodotti da Santa Ponsa Film, la produzione che Laura ed io abbiamo costituito assieme.

(..)

Basile: Parlando di trilogia e visto che si tratta di tre corti o episodi, mi riassumi, Adelmo, i temi dei primi due, ‘La macchina umana’ e ‘Néo Kosmo’? il terzo come si chiamerà?

Adelmo Togliani: Nel primo, sostanzialmente il robot non è interessato a sostituirsi all’uomo, (..) Nel secondo, il robot ha delle opportunità per rendersi indipendente dall’uomo e, invece, si rivela più umano degli umani, (..)

Basile: Sintetizzando i primi due: ‘il robot e l’uomo, nessun sostituto’, ‘il robot e l’uomo, chi è più umano?’. Adelmo, come mai questa scelta della trilogia?

Adelmo Togliani: Perché i temi della fantascienza meritano tanto spazio. Non abbiamo la possibilità oggi di mettere insieme un lungometraggio, anche se potrebbe accadere a breve perché abbiamo già scritto il soggetto. L’idea è quella di espandere ‘Néo Kosmo’. (..) Io ho immaginato un mondo quasi totalmente virtuale nel quale, indossando un casco, ci si immerge per lavorare, incontrare gente, fare riunioni e così via; in questo mondo a parte, i bambini troppo piccoli non ci sono, perché mettere loro un casco sarebbe poco etico ma soprattutto poco pratico, se lo toglierebbero subito. Dunque, restano fuori, ma, se tutti gli uomini indossano il casco e vivono al di là del reale, chi si occupa dei piccolissimi esseri che gattonano a terra o peggio sono ancora nelle culle? I robot. Invito così ad una riflessione.

Basile: Mi puoi approfondire il concetto, rapportato ad oggi?

Adelmo Togliani: Oggi siamo già tutti sul cellulare costantemente, con il collo piegato sullo schermo. La realtà virtuale non è qualcosa che ho inventato io, no? (..)

Basile: L’immagine del bimbo che si leva il casco e torna alla realtà vera mi ha rimandato a quella di ciascuno di noi quando finalmente si strapperà l’odiata mascherina anti-Covid19.

Adelmo Togliani: Certamente. Noi siamo comunque degli esseri sociali. (..) io voglio abbracciare i miei genitori e ora non posso: io e i miei genitori indossiamo la mascherina. I genitori di ‘Néo Kosmo’, però, sono assenti: potrebbero togliersi il casco e non lo fanno.

(..)

‘il patto col diavolo’, il terzo anello della trilogia

Basile: Parliamo ora del terzo anello della tua/vostra trilogia sul fantascientifico.

Adelmo Togliani: Dirò subito che Laura (Beretta) ha dato un ottimo contributo, essenziale, al numero 3, appunto ‘Il patto col diavolo’, il cui concetto principe sta nel perfezionamento delle nostre parti fisiche e meccaniche con memorie di supporto aggiuntive, con artifizi. Stiamo parlando di trasumanesimo (..) Altro aspetto dei tempi odierni legato alla rete: i social. Sui social la gente cerca sempre di sembrare migliore di com’è realmente (..)

(..)

Basile: Per capirci, ‘Il patto col diavolo’ potrebbe essere un buon terzo episodio nel discorso serie antologica o potrebbe essere un terzo cortometraggio, cioè non avete sicurezze in merito. Il sottotitolo di questo potrebbe essere ‘Il robot e l’uomo, a rischio di schiavitù’.

Laura Beretta: ‘Il patto col diavolo’ è un soggetto con un impianto narrativo che si presta effettivamente a più formati e poi dipende dal feedback di broadcaster e distribuzione.

Nei prossimi giorni l’ultima parte dell’articolo

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ROMA FF15 Festa del cinema 2020 (2° parte)

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LE MIE RECENSIONI sugli 11 film che ho visto a Roma, FF15

Continuano le mie recensioni. Nell’ ordine di proiezione che ho seguito alla Festa del Cinema.

Il film vincitore del premio del pubblico è stato ‘été 85’ del francese François Ozon, assente alla manifestazione, come, altro personaggio atteso, Francesco Totti. Il mio film numero uno? Due: ‘Mi chiamo Francesco Totti’, di cuore e provenienza, e ‘Supernova’, con un duo magistrale.

Le mie recensioni: NADIA, BUTTERFLY
Nadia è una giovane poco più che ventenne, pronta a lasciare la carriera da nuotatrice, sport nel quale si è distinta per l’eccellenza nello stile della farfalla, con cui gareggia anche a Tokyo 2020, insieme alle sue tre compagne, vincendo la medaglia di bronzo per il Canada. Le altre tre ragazze sono esperte, almeno nell’importante gara finale, di altrettanti stili, dalla rana a quello libero. (..) La sera della vittoria, dopo una riunione fra le quattro, Nadia e la sua migliore amica vanno a ballare in una discoteca, dove bevono forse un po’ troppo e conoscono dei loro coetanei, provenienti dall’Italia e dal Libano. Il resto è immaginabile. Il giorno dopo la bravata, mentre l’amica è su di giri e pronta alla puntata radio dove le rappresentanti del Canada alle olimpiadi per la categoria nuoto sono invitate proprio per la celebratissima vittoria, Nadia vomita più volte e, in verità, è lontanissima dal superare il dispiacere e la paura di abbandonare lo sport della sua vita fino a quel momento. È chiaro che chi dedica la propria esistenza a un’attività agonistica, necessariamente da quando è ragazzino/a, fa poi molta fatica a mettere piede nel resto della vita reale con decisioni autonome (..) la protagonista è la campionessa di nuoto canadese Katerine Savard. Voto: 6/7. SELEZIONE ‘ALICE NELLA CITTA’

Le mie recensioni: PALMSPRINGS
Film surreale, che usa ‘cose già viste’: il rivivere lo stesso giorno ripetutamente, l’avere un potere di cui si arriva a essere consci con fatica ma di cui gli altri non sanno, ciò che spinge il personaggio protagonista dell’incantesimo o simile a sentirsi emarginato e trattato come fosse un matto, e il matrimonio americano con tutte le sue peculiarità messe in ridicolo grazie all’apparenza soffiata via dalla sostanza, perché la coppia di neo sposi è in verità costituita da un marito già fedifrago. (..) onestamente, non mi ha presa, non mi ha convinta. (..) forse non è il mio genere di film. Di sicuro distrae (..) Voto: 7, (..) ma, per mio gusto, 6,5. SELEZIONE UFFICIALE

Le mie recensioni: SUL PIU’ BELLO
Nei primi dieci minuti l’avrei quasi bocciato. Ma poi di questo film mi sono innamorata, perché la storia è scritta benissimo, gli attori sono bravi e molto ben diretti, il tema è difficile ma trattato così delicatamente da applaudire solo per quello. (..) nonostante che si tratti per la regista, Alice Filippi, di un’opera prima, complimenti! (..) con leggiadria intelligente e misurata, viene raccontata la vita di una ragazza affetta da una sindrome degenerativa in un momento della malattia critico. La ragazza accetta la sua difficile situazione in qualche modo, amata e sostenuta dai suoi due stravaganti amici, una lesbica e il gay con cui la stessa vuole fare un figlio. Quando la giovane protagonista s’infatua del bello della zona decide che farà di tutto per conquistarlo, sfruttando al massimo i suoi ultimi mesi di vita. (..) Voto: 8. SELEZIONE ALICE NELLA CITTA’

Le mie recensioni: FORTUNA
La storia cui il film si ispira è ahimè vera. Fortuna Loffredo di appena 6 anni fu buttata giù dal palazzo dove viveva da un vicino di casa che aveva abusato di lei e di altri bambini coetanei. Stando al film, Fortuna fu spinta giù dal terrazzo condominiale, un anno dopo la morte in modo simile di un altro bambino il cui caso era stato archiviato come ‘incidente domestico’. Ciò che poi era venuto fuori dalle indagini, a quel punto riavviate anche per il bambino, è obbrobrioso: un uomo del palazzo aveva violentato i piccoli abitanti degli appartamenti attigui a quello in cui stava, dopo averlo fatto con i figli della sua convivente primissime vittime di questo orco. Un gigante, così lo vedono i bimbi nel film, un gigante cattivo. (..) L’obiettivo e la tecnica del film mirano a fare entrare il pubblico negli occhi e nella mente di un bambino, (..). Tuttavia, a mio parere, non funziona. Il tentativo è degno di nota e originale. Forse avrei svelato qualcosa prima (..) La storia cui ‘Fortuna’ si ispira è vera e davanti a un fatto tanto grave il cinema che informa e fa aprire gli occhi va premiato. Anche solo per questo motivo, bravi Gerlormini e Virgili! E allora il mio voto è 7 pieno. SELEZIONE UFFICIALE

Le mie recensioni: LA LEGGE DEL TERREMOTO
Alessandro Preziosi dirige un documentario sul terremoto che avvenne in Irpinia quando aveva appena 8 anni e la sua vita, come lui stesso a mezzo voice over dice nel film, cambiò in pochi secondi, costringendolo ad abbandonare e modificare le sue abitudini, cosa affatto facile. Morte e distruzione, una città fantasma in pochi minuti, urla dal sottosuolo e qualche corpo ancora vivo estratto dalla terra, inclusa una bambina, come se questa fosse stata generata dalla terra stessa. Ecco buona parte di ciò che ‘La legge del terremoto’ racconta (..) Preziosi ripercorre in macchina e a piedi la zona terremotata raccontata nel film, ossia il Belice, colpito nel 1968, e il Friuli, Assisi, L’Aquila, Amatrice duramente scossi anni dopo. Documenti d’archivio meravigliosi (Archivio Luce, Teche Rai) e testimonianze ben scelte (..) Ho apprezzato davvero la scelta del tema e la regia di Preziosi (..). Voto: 8. NESSUNA SELEZIONE

Le mie recensioni: AMMONITE
‘Ammonite’ è l’ultimo film interpretato dalla grande Kate Winslet. Accanto all’attrice, la candidata all’Oscar Saoirse Ronan. Entrambe bravissime. Ma il film non ‘arriva’ (..). Il film biografico è incentrato sulla vita della paleontologa britannica Miss Anning, la cui attività consisteva nella raccolta di fossili e la cui fama era dovuta ai ritrovamenti di alcuni fossili marini dell’epoca giurassica (..) La regia? Discutibile. Il film inizia e prosegue nel nome della poesia, trattando con enorme delicatezza il tema allora, prima metà del 1800, assai critico dell’omosessualità in Gran Bretagna, nel piccolo paese di Lyme Regis nella contea del Dorset, (..) ‘Ammonite’ si sofferma con grande rispetto sui dettagli, sugli accenni, su un occhio velato o una guancia che si fa più rosea d’improvviso (..) Però una scena totalmente fuori luogo, volgare e inutile, nonché di rottura rispetto al resto e degna di un altro tipo di cinema, distrugge lo sforzo che ho appena descritto e che senz’altro va ammirato. (..) . Voto: 6,5.

Nella prossima uscita, la terza parte. Due parole sui corti in concorso nella sezione ‘Alice nella città’ della Festa del cinema di Roma e una interessante intervista con il regista di uno di essi, Adelmo Togliani, e con la produttrice Laura Beretta sui loro progetti presenti e futuri.

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ROMA FF15 Festa del cinema 2020 (1° parte)

Tutto l’articolo: http://www.traders-mag.it/roma-ff15-festa-cinema-2020-prima-parte/

Roma come Venezia (..) si fa avanti con una coraggiosa Festa del Cinema, nonostante e in lotta contro il Covid19, tenuto a bada grazie a un grosso sforzo organizzativo. (..) guardare uno schermo o un palco per un paio d’ore, stando distanti lateralmente, con uno spazio fronte a sé, sempre con la mascherina indosso, senza parlare, il tutto dopo aver provato la febbre e, come in alcuni spazi, stando seduti laddove vi è un particolare sistema di areazione, NON è rischioso (..) Sì, io ho fiducia nella scienza. Ho rispetto per chi ha sofferto e soffre a causa del Covid19 che temo moltissimo, ma non demonizzo la Cultura perché ci può salvare, aiutando la salute psicologica collettiva (..) Ora veniamo all’Auditorium di Renzo Piano e ai film di Roma FF15.

Ricordo che la Festa del Cinema così si chiama per differenziarsi dai festival cinematografici e l’unico riconoscimento arriva al titolo scelto dal pubblico che vota le proiezioni viste. (..)

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Come tutti gli anni, la sezione ‘Alice nella città’ è un vero e proprio festival cui concorrono le giovani generazioni di cineasti (..)

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LE MIE RECENSIONI sugli 11 film che ho visto a Roma, FF15. In ordine di proiezione.

Le mie recensioni: STRAY di Elizabeth Lo
Non i quadrupedi raffinati che partecipano ai concorsi dedicati, ma quelli più ‘tosti’ che trascorrono la propria esistenza per strada, che devono sopravvivere nel senso vero del termine, che trovano chi li accarezza e chi li maltratta, sono i fantastici, non esagero, protagonisti di questo particolare e originale film documentario della regista cinese. Sono gli ‘stray’, cioè i randagi, (..) lo spettatore, grazie a delle inquadrature dal basso verso l’alto, osserva cose, eventi e persone attraverso gli occhi dei quattro zampe protagonisti, (..) Zeytin, Nazar and Kartal sono credibilissimi. Un’altra particolarità sono nel corso del film alcune citazioni inerenti la razza canina enunciate da celebri filosofi dell’antica Grecia. (..) Voto: 7/8. SELEZIONE ‘ALICE NELLA CITTA’ ’

Le mie recensioni: IO STO BENE di Renato Rotunno
Il protagonista è l’anziano e bravissimo Renato Carpentieri, le cui capacità interpretativa e intensità mettono in ombra la oggi nota Serraiocchi, (..) l’attore agé – chiaramente di teatro e, a scanso di equivoci, ciò è in accezione più che positiva – regge tutto il film di Rotunno. (..) Nel tempo presente del film è il personaggio di Sara che vive da migrante in Lussemburgo, dove è giunta per cercare fortuna come vj e qui scontrandosi con una realtà molto dura ed escludente, fino a quando incontra Spinelli che, invece, la capisce, avendo vissuto quella stessa esperienza così tanto tempo prima. (..) Di nota la regia e la fotografia (..) Ciò che manca sta nella sceneggiatura ed è una maggiore profondità relativamente alle vite e all’anima dei personaggi, (..) Un film ricco di spunti, begli spunti (..) Voto: 7.

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Le mie recensioni: SUPERNOVA di Harry MacQueen
Straordinari! Una coppia professionale di pezzi da novanta! Due artisti doc, due Attori di talento altissimo che sanno con grande umiltà e vera empatia per i loro personaggi rendere questi ultimi con una delicatezza impressionante. Due nomi: Colin Firth e Stanley Tucci. (..) Due attori così si spartiscono lunghi dialoghi intensi e una sceneggiatura delicata e potente, (..) 9. Questo il mio voto a ‘Supernova’ e 10 e lode a ciascuno degli interpreti (..) Come gestire, da vittima e nei panni di chi se ne prende cura, l’avanzare di una malattia, l’Alzheimer, che rende la persona colpita un ‘involucro vuoto’ incapace di riconoscere chi le vuole bene?

Le mie recensioni: STARDUST di Gabriel Range
David Bowie agli esordi. Il film interpretato dal cantante e musicista Johnny Flynn (..) tratta della difficoltà notevole riservata a ‘the thin white Duke’, dovuta al suo modo di abbigliarsi e presentarsi, di camminare e… di truccarsi, insomma alla sua femminilità sbattuta in faccia all’America puritana focalizzata sul rock (..) Bowie puntava a un modo di fare musica che avrebbe trovato giusto riscontro nell’allora futuro, così gli diceva l’ufficio stampa della casa discografica Mercury (interpretato nel film davvero molto bene dall’attore Marc Maron), (..) L’attore che, in questo film, ne veste gli eccentrici panni e ne riproduce le movenze è bravo nell’aver reso il personaggio come impatto esterno, (..) Tuttavia, non riesce ad andare al substrato più profondo del personaggio, (..) Dietro alla parvenza tanto criticata di Ziggy c’erano il dolore e l’insicurezza legati alla reclusione in un manicomio del fratello. (..) Se Bowie non è più su questa terra, la sua musica sì e continua a essere apprezzata. Voto: 7.

Le mie recensioni: MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex Infascelli
10 e lode! Sì di cuore. (..) è un prodotto ricco di italianità, di romanità, di sport sano, di sogno, quello di un bambino la cui prima parola è stata ‘palla’, (..) il cui appoggio più grande è nato e restato in famiglia, soprattutto da parte dell’amata mamma. Il film è stato realizzato con un montaggio che coinvolge tifosi e non e interpretato, come voice over sulle immagini di repertorio che scorrevano, da un bravo, bravissimo, Francesco Totti, molto simpatico. (..) Totti e i suoi goal hanno significato un’epoca che non torna. (..) Lo sport unisce e le persone, hanno bisogno di sentirsi uniti in un’unica causa. Totti è stato anche questo. Il mio voto reale al film sarebbe 7,5, ma, con il mio cuore di italiana e romana, io dò convinta 10elode!

Nei prossimi giorni la seconda parte di “ROMA FF15 Festa del cinema 2020”