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ROMA di Alfonso Cuarón

ROMA di Alfonso Cuarón

L’ultimo film del regista vincitore nel 2014 dell’Oscar alla miglior regia per ‘Gravity’ con Sandra Bullock, nonché primo regista messicano a vincere l’ambita statuetta, ci introduce ipoteticamente nel quartiere di Città del Messico che ha lo stesso nome della nostra capitale, ma sostanzialmente in una famiglia borghese locale, formata da padre madre e 4 figli e da 2 donne, l’una domestica (Cleo) e l’altra collaboratrice (Adela) e da un cane, Borras, che salta felice a qualsiasi suonata di campanello, sempre speranzoso che qualcuno prima o poi lo lascerà uscire dal luogo destinato, oltre che a lui, all’automobile di casa, fra l’altro troppo larga per quello spazio. Siamo negli anni 70. La famigliola è unita, felice all’apparenza, (..) severa nei confronti delle 2 donne appartenenti alla popolazione mixteca, ma in vero le ama davvero. (..) C’è un membro importante della famiglia che non ho ancora menzionato e che, nel corso del film, passa da personaggio quasi secondario a presenza fondamentale della casa, caratterizzato dalla forza della sua generazione: la nonna.

La forza delle donne e della famiglia, anche in senso lato
Quando Cleo resta incinta e va a parlarne con la Signora (..) teme di essere messa per strada, (..) Invece la risposta della donna sono un abbraccio e l’appuntamento per una visita medica specialistica presso l’ospedale della città, dove l’accompagna. Quando Sofia realizza che il suo matrimonio è fallito, che il marito è del tutto perso, che la famiglia sarà a suo carico anche in parte economicamente, non cede alla sofferenza, (..) ma si fa forza, anche grazie a sua madre, la nonna, che sorregge, oltre a Sofia, Cleo e che dà disciplina in casa. Il film non è certo femminista ma mette in evidenza una tenacia e un’intraprendenza, quelle delle donne che non si abbattono facilmente. (..) La forza delle donne non è qui escludente il resto del mondo ma costruttiva e auspicabile.

Il regista e gli attori. E il pubblico in sala
‘Roma’ non è stato premiato a sorpresa perché i pronostici gli erano tutti a favore nonostante (..) sia prodotto per lo streaming. La motivazione della scelta è da ricercarsi nel fatto di avere dato vita ad un’opera d’arte sui cambiamenti all’interno di una famiglia borghese e sui cambiamenti all’interno del Paese, tutti filtrati dallo sguardo di una cameriera che osserva ciò che sta accadendo dentro e fuori dal suo contesto domestico e lo fa attraverso un uso particolare della telecamera. Un uso che fa entrare lo spettatore nelle vicende famigliari e storico-sociali dell’epoca lentamente senza mai annoiarlo, coinvolgendolo sempre più e facendolo infine sentire un membro di quella famiglia unita a dispetto di tutto. E il grande merito va ad Alfonso Cuarón, ora conclamato regista, entrato di diritto nell’Olimpo dei cineasti contemporanei e tre volte vincitore, proprio con ‘Roma’, alla notte degli Oscar per regia, fotografia e miglior film straniero. (…)

Vederlo?
Sì. Perché il film è sicuramente da vedere al cinema, per entrarci dentro, per dimenticare di essere seduti davanti a un grande schermo. Infatti è ciò che accade grazie all’ottima regia. Cuarón è anche sceneggiatore del film e per una volta abbiamo un bravo regista che è anche bravo a delineare i personaggi nero su bianco, a disegnarne un arco temporale, a mettere loro in bocca le parole migliori per esprimersi. Ma la storia vera e propria, intesa come trama con un suo sviluppo, forse è un pò carente e forse volutamente, forse perché ciò che preme al regista è l’evoluzione soprattutto dei rapporti interpersonali in seguito ad alcuni fatti. In tutta onestà, io non ho mai creduto che l’Oscar come miglior film sarebbe andato a ‘Roma’, dato il parterre dei film in concorso e soprattutto visto ‘Green book’ (www.traders-mag.it/green-book-di-peter-farrelly/) che da subito è stato il mio nr. 1, mentre comprendo maggiormente la vittoria del film di Cuarón allo scorso festival di Venezia. Roma è senz’altro un bel film cui personalmente do’ 7/8

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