THE ELEVATOR di Massimo Coglitore
Un film Italo-Americano. E un’intervista tutta italiana. Recensione del film thriller “The elevator” del regista siciliano Massimo Coglitore
The elevator – Un ascensore è proprio il set, l’ambientazione principale, di questo lungometraggio, il primo per il cinema diretto dal bravo regista siculo, già autore di svariate regie, fra documentari, videoclip, spot pubblicitari e cortometraggi come ‘Deadline’ (2002), vincitore di 64 premi e in concorso, nel doppio dei festival dedicati, nazionali e internazionali. Dopo aver realizzato un film per la televisione nel 2007, gira 6-7 anni più tardi ‘The elevator’ in lingua inglese: i protagonisti sono, infatti, due attori del panorama americano, entrambi con un ottimo curriculum, in particolare la Goodall. Bravo, anzi bravissimo, il quarantanovenne Massimo che punta alla multinazionalità del suo prodotto, alla collaborazione Italia-Stati Uniti, che vuole l’inglese come lingua madre del suo prodotto, cosa che lo rende un film del mondo oltre che nostro.
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TRADERS’: Il film prende spunto da un fatto realmente accaduto, quale?
Coglitore: Il fatto cui è ispirata parte del film è quello di un papà brasiliano cui fu chiesto, in un ospedale dove suo figlio era stato portato per un intervento non di grave entità, di firmare il consenso all’uso degli organi interni in caso di morte dello stesso. Il padre lo fece. Il figlio morì e il padre riuscì, a sue spese, a far fare l’autopsia al corpo, scoprendo con sofferenza e disgusto che diversi organi gli erano stati esportati causandone la morte per sanguinamento. Il padre, cui non fu possibile far incriminare nessuno dell’ospedale, disse ‘con quella firma ho condannato mio figlio’. Il tema, il commercio nero di organi umani, costituisce il cuore della storia del film nonché della vita di uno o più personaggi.
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TRADERS’: Massimo parliamo della Produzione, del vile denaro e del necessario per coprire le spese di un così detto film “low budget”, espressione che mi fa sorridere, producendo il teatro che interpreto con costi, quindi, di portata assai inferiore. (..) Coglitore: Non so quanto sia costato questo film, ma se un film italiano viaggia sul milione, milione e mezzo, questo è andato ben oltre. (..)
TRADERS’: Due parole sulla distribuzione (..)
Coglitore: Nel corso degli anni i venditori internazionali sono in verità cambiati, ma per la distribuzione italiana è stata data in mano alla Europictures. Il film è stato venduto in Germania, Portogallo, Spagna, Russia, poi in altri paesi, anche in Asia. (..)
TRADERS’: Quanto soffre questo Cinema Indipendente? Qual è l’aspetto più complesso?
Coglitore: ‘Indipendente’ perché sta fuori dalle logiche delle major, ma spesso non è povero, tutt’altro. Però (..) lo scoglio da superare è la distribuzione, anche perché manca in Italia, non invece in paesi come Francia e Germania, una legge che tuteli il cinema.
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Conclusione – Questo cinema indipendente, che continua a lottare, a viaggiare anche oltreoceano, (..) suda come un campione che taglia il traguardo: riesce ma fa fatica. Come sempre, concludo invitando fortemente a sostenerlo. Senza pubblico una pièce non ha successo e un film non incassa, senza noi che siamo spettatori questo cinema si ammala. Avanti tutta a questi coraggiosi del digitale, un tempo della pellicola, e agli Artisti tutti!