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THE FRONT RUNNER di Jason Reitman

THE FRONT RUNNER di Jason Reitman

Gary Hart, uomo apparentemente impeccabile, politico preparato, (..) fu distrutto anche politicamente dalle accuse, mosse da alcuni giornalisti d’assalto del Herald Times, di avere intrapreso una storia extraconiugale con (..) Donna Rice, una bella bionda forse un po’ ingenua o di un’ambizione senza limiti, ma comunque vittima degli effetti dello scandalo sessuale; questo tipo di ‘incidenti’ non era perdonato nell’America puritana, (..) mentre anni dopo le cose sarebbero andate diversamente se si pensa alla faccenda Bill Clinton. Se poi si pensa al nostro paese, per esempio al redivivo Berlusconi e ai suoi scambi con Putin, non c’è confronto con la rigidità, vera o formale, dei lontani statunitensi (..). Fu Michael Dukakis a vincere il ticket con il ritiro di Hart ma venne sconfitto dal repubblicano Bush.

Il lavoro scomodo ma a volte anche poco corretto dei giornalisti – Il film punta (..) anche a mettere in luce il ritmo snervante, la durezza, la pronta decisione, l’ambizione, la capacità di rivoltare, per una maggiore diffusione della testata d’interesse, la notizia o romanzarla, la professione di giornalista. E è un mestiere quello che, come per gli artisti, abbisogna di forti agganci o almeno passione e grinta. Talvolta, appunto, anche di una certa spregiudicatezza, come per il giovane ragazzo di colore del film, A.J. Parker, un reporter del Washington Post che viene ben accolto dal senatore Hart, ma che, proprio nell’occasione di una importante conferenza stampa dove l’uomo viene attaccato per lo scandalo che l’ha coinvolto, gli pone quesiti specifici sull’adulterio e sull’eventualità che egli l’abbia effettivamente commesso. Segue l’annuncio ufficiale della resa di Hart, ..

Un peccato madornale per il quale non c’è soluzione: un’intera carriera al vento – Viene da pensare che l’invidia abbia condotto i giochi: se non fosse stato il possibile futuro capo degli Stati Uniti, nessuno si sarebbe interessato tanto alle sue scappatelle. D’altra parte, quando si è a quei livelli di potere e notorietà, non c’è veramente una privacy e, consci di ciò, il comportamento deve sempre essere in linea con quanto si afferma e con ciò che si rappresenta. (..)Da noi, ahimè, non è questa la reazione di fronte a ben più gravi atteggiamenti irrispettosi nei confronti delle donne e di sfruttamento di chi è più debole sul piano del potere o economico. Non proteggo chi, per soldi o notorietà, cede alle lusinghe del potente di turno, non difendo né ammiro, tutt’al contrario !, chi è entrato nel giro delle olgettine, delle “parlamentarine”, insomma delle 130 (tante quelle di cui si è saputo) ragazze di Arcore e di palazzo Grazioli, ma contesto con forza il permissivismo latente del quale la società italiana, tutta, è profondamente permeata. Allora, la domanda è: meglio un bel puritanesimo attivato soprattutto per distruggere personaggi scomodi poco gestibili o un meravigliosa indulgenza che ci potrebbe far vergognare per anni? Immagino che i latini dicessero il giusto con ‘in medio stat virtus’. Sono anzitutto Attrice, so bene di cosa parlo. Concludo, menzionando la moglie di Hart che lo sostenne, a dispetto di tutto e tutti. Come spesso accade, dietro a un grande uomo vi è una grande donna (nell’ombra). Hart fu un grande uomo che avrebbe probabilmente governato bene l’America e lo dimostrò in modo ironico anche nel suo discorso d’addio quando, citando Jefferson, disse “Tremo all’idea del giorno in il mio Paese avrà il presidente che si merita”. Donna Rice ha votato Donald Trump.

Vederlo? – Sì. Parte lentamente e al tempo stesso (..) si passa da una scena all’altra quasi senza rispetto per chi guarda, ma il secondo tempo è assai più interessante e fa emergere le tematiche del film in modo originale e realistico.. Si tratta di fatti realmente accaduti che quindi è utile e interessante conoscere o ricordare e il film è da premiare per le ottime interpretazioni. Il cinema ci regala sogni e appunto verità. Voto: 6/7.

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