DOLOR Y GLORIA di Pedro Almodóvar

DOLOR Y GLORIA di Pedro Almodóvar – Antonio Banderas (..) interpreta una versione di Almodóvar. Il film viaggia su due binari paralleli, l’uno improntato alla vita del protagonista fra i 50 e i 60 anni, l’altro all’infanzia dello stesso. Alla fine del film, però, nell’ultima scena, è chiaro che ne esiste un terzo (..) Banderas, attore in ben 8 film del grande Almodóvar, è qui bravissimo e a Cannes lo sanno, perché, nell’edizione appena terminata targata 2019, ha vinto il premio come miglior attore, premio che l’attore ha dedicato a Pedro, suo mentore e amico, nonché suo scopritore. Era il 1982 e Pedro Almódovar, trentatré anni, lanciava l’allora ventiduenne Antonio Banderas con ‘Labirinto di passioni’. La fama presso il grande pubblico, tuttavia, arriva più tardi, quando Banderas torna a essere diretto, nel 1987, da Almodóvar e girano insieme ‘Donne sull’orlo di una crisi di nervi’.(..) ispirato a ‘La voce umana’ di Jean Cocteau (..) che, nel giugno p.v., porto in scena, come attrice (..) a Milano. Non posso che leggerlo come un buon auspicio.
6/7 giugno Factory32 (MI): LA VOCE UMANA ; AFFARI ITALIANI 

Il male dell’artista, particolarmente dello scrittore – Salvador Mallo, alias l’interprete Antonio Banderas, alias la persona vera dietro le sembianze di Mallo, Pedro Almodóvar, è un regista, autore di tutte o di alcune delle sue opere filmiche e teatrali, che, nel momento narrato nel film, è oltre la mezza età e affaticato sia fisicamente, (..), sia psico-emotivamente soprattutto per via della mancanza di ispirazione a scrivere un nuovo film, a lavorare, a continuare a motivarsi e a dare un senso a sé e alla sua passione e professione. Anche chi gli è accanto e gli vuol bene, soffre con e per lui: (..) In una delle ultime scene, poco prima di essere operato (..) confessa, con gioia che gli si legge negli occhi, di volere ricominciare a fare film, di volere vivere. Il dottore gli sorride (..)

Il lato emotivo di Almodóvar si chiama Pedro – Non tutto il film è autobiografico per il regista, ma la crisi dell’artista che, pur avendo avuto successo o forse proprio per quello, non sa come, né se o perché, né cosa creare è in buona parte la sua, nella sua vita. E, a interpretare se stesso, Pedro ha voluto la sua ‘creatura’, il più volte menzionato Antonio Banderas, che in questo film eccelle sul serio. (..) tutto cambierà nel corso del film, soprattutto dopo la pace fatta con il vecchio amico e compagno di avventure, Alberto Crespo – di cui Asier Etzeandia è l’ottimo interprete – che lo aveva tradito, o forse era stato un malinteso, e che ritrova in fiumi di alcol condivisi e soprattutto nelle righe di cocaina sniffata assieme. La mente di Salvador è affollata dai ricordi di un’infanzia povera e talvolta in solitudine, ma ricca dell’affetto soprattutto materno e della sua innata genialità nello studio e nell’apprendimento scolastico, (..)

Vederlo? – Sì. Più vera di così una storia non può essere, visto che, come accennato, si tratta delle biografia del grande Pedro Almodóvar attraverso la sua stessa regia, sapiente e intelligentemente teatrale. (..) “Nessuno avrebbe potuto interpretare quel ruolo come lui. Molte delle cose che racconto Antonio le ha vissute al mio fianco”. E Antonio a lui ha dedicato il meritatissimo premio. Non è un film che mi abbia colpito come altri (..) ma a me è piaciuto, soprattutto ora che ne scrivo più che quando l’ho visto (..) Il mio voto è 7.