TORINO TFF – seconda parte 37° Torino Film Festival 2019 (dal 22 al 30 novembre 2019)

TFF 2019 seconda parte

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LE MIE RECENSIONI: SIMPLE WOMEN – uscita italiana n.d.
Una star del passato attiva sulla scena cinematografica (..) passa per Roma e, per caso, una sua fan la riconosce per strada (..) e propone a Elina, l’amato personaggio famoso, di fare un film sulla sua vita, low budget. Elina accetta (..), ma non tutto va come la regista e l’attrice vorrebbero. Nel cast, l’attore Michael Rodgers (www.michaelrodgersstudio.com/) uno dei migliori Acting Coach in Italia, che ha detto della Trinca ‘she’s very professional’. Sono d’accordo(..) sull’importanza della professionalità (..) . A Jasmine: 10 e lode. Voto: 6+.

LE MIE RECENSIONI: THE LAST PORNO SHOW – uscita italiana n.d.
Un uomo riceve in eredità dal padre, con il quale il rapporto non era stato idilliaco da un certo momento in poi, un cinema per adulti, sito in un palazzo ai cui piani superiori stanno la casa del genitore scomparso e gli appartamenti di 2 condomini, una madre con il bambino di 8-9 anni e una prostituta in pensione. Quando Wayne viene a conoscenza del lascito, decide di vendere, pur sapendo di dover mandare via gli anzidetti condomini, creando un sicuro disagio, perché per abitare in quella zona a quelle condizioni non è gente abbiente. Ma appena l’uomo entra nel cinema i ricordi di quando era bambino (..) cominciano a riaffiorare nella sua mente, potenti e angoscianti (..) Il film, interessante, arriva dalla 44° edizione del TIFF ed è ottimamente interpretato e ben diretto. Voto: 7.

LE MIE RECENSIONI: THE PROJECTIONIST – uscita italiana n.d.
Abel Ferrara firma questo particolarissimo documentario sul mondo del cinema hard, nella New York anni 70. Il protagonista è l’esercente cinematografico indipendente Nicolas Nicolau e il focus della storia narrata è la rivendicazione del concetto di cinema come di un luogo che ha valenza sociale ed emozionale per la sua essenza: condividere pensieri e sentimenti con sconosciuti, tutti con gli occhi spalancati nel buio pesto. Il regista sostiene quel tipo di cinema che dalla fine del secolo scorso viene trasformato in ristoranti alla moda o boutique, mentre i piccoli esercenti indipendenti come Nick, il cipriota del Queens, vengono sostituiti da quelli grossi. Abel Ferrara (..) difende il cinema che mescola razze e culture, che ancora rappresenti un punto di interconnessione tra vite distanti’. (..) Questo film-documentario arriva dal Tribeca Film Festival. Voto: 7 e 1/2.